La casa dei Cavalieri di Rodi

novembre 06, 2020

 

Il complesso architettonico della Casa dei Cavalieri di Rodi è il risultato di una plurisecolare stratificazione di monumenti sull’area che in età imperiale ospitava il Foro di Augusto. L’imperatore fece costruire un imponente muraglione, per tenere separato il suo Foro dalla Suburra, zona malfamata e povera della città, dove erano molto frequenti gli incendi, a causa dei fuochi che si accendevano nelle insule, costruite con materiali scadenti e con molte parti in legno e, soprattutto, prive di canne fumarie.


Nel IX secolo alcuni monaci fondarono una chiesa e un monastero dedicandolo a San Basilio, che nel 1200 passarono di proprietà dei Cavalieri dell'Ordine Ospitaliero di S. Giovanni di Gerusalemme, detti anche "di Rodi" e poi "di Malta", ordine riconosciuto nel 1113 da Pasquale II. Nel 1466, divenuto papa il veneziano Paolo II, nominò priore dell’Ordine il nipote, cardinale Marco Barbo, che fece eseguire diversi lavori di ristrutturazione. Sono di questo periodo l’imponente facciata sulla piazza del Grillo e, soprattutto, la bellissima loggia a cinque arcate riccamente decorata, dalla quale nel Quattrocento si affacciava il pontefice per la benedizione della folla.


Deliziosa anche la facciata che prospetta sul Foro di Augusto, che ne ricalca le forme dell’antica esedra, con una finestra ad arco trilobato gotico inserita in una cornice rinascimentale ed un romanticissimo balconcino.


Nel 1566 i Cavalieri si trasferirono nella nuova sede di S. Maria del Priorato e Pio V affida l’edificio alle Neofite Domenicane, che avevano lo scopo di convertire al cattolicesimo le fanciulle ebree. Le suore ampliarono la struttura e dedicarono la loro chiesa alla Ss. Annunziatina. Quando negli anni fra il 1924 e il 1932 iniziarono i lavori per la costruzione della “via dell’Impero” le strutture medioevali del monastero di San Basilio e chiesa di Ss. Annunziatina vennero distrutte. L’edificio passò in proprietà al Comune di Roma, per tornare poi, nel 1946, nuovamente di proprietà dei Cavalieri del Sovrano Ordine di Malta, che vi costruiscono una cappella dedicata al loro santo patrono: San Giovanni Battista.


La moderna cappella è ricavata nell’atrio di una dimora di età romana. Nel '500 il mercante di grano Marcantonio Casciari lo ebbe in locazione insieme al convento basiliano e lo utilizzava come stalla. L'atrio, caratterizzato da ambiente quadrangolare con tre arcate con pilastri in travertino su ogni lato, è circondato da un ambulacro.


L'altare è scavato nel muro romano ed è opera di Guido Fiorini. Nella nicchia sono presenti resti di affreschi di una casa demolita nel quartiere Alessandrino, appartenuta all'architetto di Paolo V, Flaminio Ponzio.


Il piano della mensa è in marmo di Carrara. Il paliotto, con disco in rosso antico con croce ottagona, è in marmo africano. Sull'altare si trova la statua di S. Giovanni Battista, opera di Alfredo Biagini, che s'ispirò alle opere di Donatello. Sempre dello stesso scultore sono i sei candelabri raffiguranti sei cavalieri dell'Ordine inginocchiati e reggenti un cero.


Salita una scala romana (che era stata abolita nel 1470 e ripristinata poi nel 1946), si accede al grande salone d'Onore, decorato nella parte alta con due registri di affreschi, separati da una mensola: in quello inferiore sono dipinti festoni e bucrani monocromi su fondo ocra, mentre in quello superiore vi sono girali d'acanto monocromi con sfingi che incorniciano clipei con teste di Cesari e lo stemma familiare Barbo (un leone rampante con banda trasversale con dietro due chiavi della Chiesa e un nastro).


In questo salone sono appese le bandiere delle otto "lingue" dell'ordine e due carte geografiche dei possedimenti dell'ordine cavalleresco, e in particolare a Rodi e a Malta.


Su una parete si apre l'arengario utilizzato per parlare ai cavalieri.


Nell'adiacente sala del balconcino si trova la ricostruzione di parte dell'attico dei portici del Foro di Augusto: due cariatidi copie di quelle dell'Eretteo di Atene e clipei con al centro la testa di Giove Ammone.


Risale al 1555 l'antico camino sul quale è rappresentata l'isola di Rodi come si presentava nel 1480, e lo stemma del Gran Maestro dell'epoca, Pierre d'Aubusson.


Prima di salire alla loggia, l’affaccio dal romanticissimo balconcino è d’obbligo e la vista impareggiabile.


Ma è salendo al piano superiore che realizzo uno dei miei grandi desideri: l’affaccio su Roma, e soprattutto sui Fori, dalle arcate della Loggia. Questa fu costruita, probabilmente dalle stesse maestranze che costruirono, nello stesso periodo, Palazzo Barbo (Palazzo Venezia). È a otto arcate ed è decorata con pitture ad affresco, nelle quali sono rappresentati medaglioni con imperatori e paesaggi, realizzate da artisti della cerchia di Andrea Mantegna, purtroppo molto deteriorate dall’esposizione agli agenti atmosferici.


Nel 1566 Michele Bonelli, detto l'Alessandrino, cardinal nepote di Pio V, fece trasferire la sede dell'Ordine sull'Aventino, per risanare il cosiddetto "Pantano" dell'area dei Fori, e costruire il Quartiere Alessandrino. Al posto dei Cavalieri di Rodi, Pio V fece insediare le suore domenicane Neofite (perché convertivano al cattolicesimo le fanciulle ebree). Nel Foro di Augusto prese posto così la Chiesa dell'Annunziata. Le suore fecero tamponare le arcate della loggia trasformandola in un dormitorio a due piani (e di conseguenza rovinandone gli affreschi!). Solo nel 1924 le suore furono trasferite nel convento di S. Martino ai Monti. Infatti, tra il 1924 e il 1932, per la realizzazione di Via dei Fori Imperiali, furono demolite le strutture medievali del convento di S. Basilio e di quelle delle suore dell'Annunziata. Dell'edificio divenne così proprietario il Comune. Dopo la Seconda guerra mondiale la casa venne riassegnata all'ordine di Malta. Sulla facciata in via Tor de Conti delicate bifore e un portale con fini decorazioni seicentesche, ricordano la scomparsa chiesa voluta dalle suore.


La bellezza dell’edificio esplode, però, dal lato del Foro di Traiano: il grande arco sottostante la loggia era parte della monumentale fontana terminale dell’Acquedotto dell’Acqua Marcia (144 a.C.) mai portata a termine, a causa della costruzione del Foro di Traiano.


E, appunto, durante i lavori di ristrutturazione del Quattrocento, la monumentale fontana della Terrazza Domizianea divenne la facciata del Priorato. Unita alla vista dei Mercati Traianei, la splendida Casa dei Cavalieri di Rodi, costituisce il luogo di Roma che più di ogni altro amo in assoluto, e davanti al quale, pur passandoci migliaia di volte, resto sempre incantata dalla sua bellezza.


(Sabrina Ramacci - 1001 cose da vedere a Roma almeno una volta nella vita)
(Sovraintendenza.it)
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(romasegreta.it)


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