Il ponte dedicato a Vittorio
Emanuele II, primo Re d’Italia, è forse il più rappresentativo fra quelli
realizzati dopo l’Unità d’Italia. Subito dopo l’annessione di Roma, nella zona
di Prati di Castello ci fu un notevole aumento della popolazione e di
conseguenza un forte sviluppo edilizio. Si rese necessaria la costruzione di un
nuovo ponte, a ridosso del pedonale Ponte Sant’Angelo, ormai non più
sufficiente. Ne fu costruito temporaneamente uno di ferro, per smaltire il
traffico, nell’attesa della costruzione del nuovo, ma di fatto, rimase in opera
per quasi venticinque anni, tanti ce ne vollero per portare a termine Ponte
Vittorio Emanuele II. Il ponte costituiva un altro accesso alla basilica di San
Pietro, collegando Corso Vittorio direttamente con il rione Borgo. I lavori,
iniziati nel 1886, quasi subito interrotti e ripresi intorno al 1908, si
conclusero nel giugno del 1911, in tempo per poter inserire l’inaugurazione nei
festeggiamenti del cinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia. Il progetto,
dell’architetto Ennio De Rossi, prevede un ponte in muratura, con tre arcate
circolari e ribassate, lungo 108 metri e largo 20 metri. Sulle pile dell’arco centrale, sono posti
quattro gruppi marmorei che rappresentano l’Unità d’Italia, la Libertà,
l’Oppressione e la Fedeltà allo Statuto; mentre ai due imbocchi del ponte, sistemate
su due colonne per parte, ci sono quattro Vittorie alate in bronzo, a
rappresentare “Le virtù del re Vittorio Emanuele II”.
(Sabrina Ramacci - 1001 cose da vedere a Roma)
(Stefano Benedetti – I ponti di Roma in bicicletta)
(Giulia Fiore Coltellacci - 365 giornate indimenticabili da vivere a Roma)
(sovraintendenzaroma.it)