Il pulcino della Minerva

dicembre 04, 2020

 

Proprio dietro al famoso Pantheon, davanti alla chiesa di Santa Maria sopra Minerva, c’è una statua molto famosa: un elefantino che regge un piccolo obelisco. La sua storia, invece, è meno conosciuta. In questo luogo, un tempo, al posto della chiesa, sorgeva il tempio dedicato alla dea egizia Iside. Era stato costruito dopo l’arrivo in città di Cleopatra e adornato con alcuni obelischi portati dalla città egizia di Sais. Durante alcuni scavi nel giardino di proprietà del convento domenicano, che si trova accanto alla chiesa, fu rinvenuto uno di quegli obelischi.


Il papa di allora, Alessandro VII, ne fu entusiasta, anche perché, a quel tempo, andava molto di moda la cultura egizia, ma non riuscì a far portare via il monolito, perché i monaci insistettero affichè restasse nella loro proprietà. Furono interpellati diversi architetti per proporre un progetto per la base che doveva sostenere il monumento. Fra questi anche un prete domenicano, Domenico Paglia, che propose di sostenere l’obelisco con un basamento che ricordasse sia il papa, sia l’ordine dei domenicani. Ma il suo progetto venne scartato: il pontefice, seppur lusingato, desiderava un monumento che richiamasse la saggezza divina e non l’autoesaltazione.


Trovò, invece, l’interprete perfetto nel Bernini, che propose un elegante elefantino per simboleggiare la solidità della sapienza divina e quella della mente dell’uomo saggio, come ricorda la scritta a lato del monumento che recita: “è necessaria una robusta mente per sorreggere una solida sapienza”.  A padre Paglia la decisione non piacque e convinse il papa che il progetto di Bernini era manchevole nella struttura e suggerì di introdurre un dado di marmo sotto la pancia del pachiderma, per sorreggere il peso della stele egizia. Bernini, che aveva già sperimentato la sua teoria con la famosa Fontana dei Fiumi a Piazza Navona, tentò di opporsi, ma alla fine dovette cedere, realizzando la modifica controvoglia. Mascherò il cubo di pietra con un’elegante gualdrappa che orna il dorso dell’animale.


Ma l’aspetto un po’ “appesantito” della scultura gli valse subito un soprannome da parte degli ironici romani, che lo ribattezzarono il “porcino della Minerva”. Con il tempo il termine porcino, si trasforma, o si confonde, con “purcino” che significa per l’appunto pulcino. L’opera fu scolpita da Ercole Ferrata e montata nel 1677. Il Bernini si prese però una rivincita sul prete domenicano, volgendo le terga dell’elefante verso le finestre del convento dei domenicani e scolpendo la coda leggermente spostata, che scopre il posteriore, in una sorta di saluto piuttosto “irriverente”. In quello stesso convento, fra l’altro, nel 1633, Galileo Galilei era stato costretto all'abiura!


(Annette Klingner - 111 luoghi di Roma che devi proprio scoprire)
(Claudio Colajacomo - I love Roma)

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