Il martire del troppo studio

novembre 29, 2020



La conoscenza della Storia, si sa, può tornare utile, c’è chi dice per non commettere errori già fatti in passato e per conoscere meglio le proprie radici, io aggiungo per trovare una scusa a prova di professoressa. La storia di Roma ci insegna, infatti, che il troppo studio può nuocere gravemente alla salute. Ne sa qualcosa il povero Q. Sulpicio Massimo. Non lo conoscete? Avrebbe potuto essere un grande poeta, al pari di Callimaco o Virgilio, ma il troppo studio lo uccise. Ce lo raccontano i suoi genitori, Q. Sulpicio Euganeo e Licinia Ianuaria sulla lapide di questo bimbo di appena 11 anni (5 mesi e 12 giorni per la precisione…), con una iscrizione bilingue che ricorda la sua vicenda di enfant prodige. Il bambino aveva infatti gareggiato nel 94 d.C. alla terza edizione dell’Agone Capitolino, concorso di poesia greca estemporanea, una gara di improvvisazione per poeti, ben 52 nell'occasione. Il piccolo non aveva vinto, ma la sua bravura e la giovane età avevano meritato comunque la menzione speciale della giuria. L’iscrizione cita anche il componimento con cui il fanciullo si distinse, incentrato sui rimproveri mossi da Zeus a Helios per aver lasciato che il figlio Fetonte (che non a caso il correttore automatico corregge in Fetente!) guidasse il suo carro e, per inesperienza, bruciasse tutto ciò che vi era allora sulla terra.

Galleria Borghese - La caduta di Fetonte
Fa tenerezza pensare che il tema scelto da un bambino fosse incentrato su una “marachella” e su una bella sgridata. Perché tanta bravura è ricordata su una tomba? Perché proprio le fatiche dovute all'eccessivo studio portarono il giovane alla morte. Oggi lo si vede lì, immortalato nel marmo, con il rotolo dei suoi versi in una mano, accanto alla Mura Aureliane, via Piave angolo via Sulpicio Massimo (almeno la strada ricorda ancora questo piccolo martire del troppo studio), praticamente a piazza Fiume. Badate bene però, si tratta di una copia, l’originale lo trovate alla Centrale Montemartini, vicino all'enorme caldaia del primo piano.






(Flavia Calisti - Alla scoperta dei segreti perduti di Roma)



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