La Sperduta

maggio 28, 2021


Nessun’altra città è ricca di leggende e suggestioni come Roma e solo chi la ama profondamente riesce ancora a trovare piccoli tesori di tradizione e storia. Ai musei Vaticani è custodita una grande campana con un curioso nome: “la Sperduta”. Ebbene a questa campana è legata una leggenda, che viene tramandata in diversi modi. Tutti concordano, però, circa il periodo: XIV secolo, quando intorno a Santa Maria Maggiore, anziché il traffico caotico odierno, erano solo campi coltivati e vigne. Una racconta di una bambina che era andata in visita ai nonni (una sorta di Cappuccetto Rosso) convinta di sapere bene la strada, ma che, al calare della sera, invece, si perse nella campagna limitrofa. Un’altra parla di una pastorella che si era persa nei prati intorno all’Esquilino e un’altra ancora, di una pellegrina, che venendo a Roma a piedi per visitare le Basiliche, era stata colta dalle tenebre, nella zona dei Cessati Spiriti e si era persa. Ora che fosse una bambina, una pastorella o una pellegrina, tutte e tre, in preda alla paura, si misero a pregare la Madonna e improvvisamente, udirono in lontananza il rintocco di una campana, seguendo il quale, riuscirono a ritrovare la via di casa, per la bambina e la pastorella, e la basilica per la pellegrina.


Quest’ultima, in ricordo del miracoloso evento, lasciò una rendita affinché la campana suonasse perpetuamente ogni notte alle due, ora in cui aveva iniziato a suonare facendole ritrovare la strada. Poi, forse a seguito di qualche lamentela da parte degli abitanti della zona, la tradizione ha spostato l’orario alle ventuno. Se andate quindi in piazza Santa Maria Maggiore, a quell’ora di sera, sedetevi ai piedi della colonna davanti alla basilica e, tra rumori di traffico cittadino e vociare di gente, improvvisamente sentirete il ritmo melodioso di una delle cinque campane del campanile romanico, il più alto della città. Come abbiamo detto l’originale, costruita nel 1289, si trova ai musei Vaticani, ma la tradizione continua a denominare il rito serale “la Sperduta”, come ricorda anche Giggi Zanazzo che, raccontando la storia, conclude: “e mmò, quanno le sere d’inverno, se sente sona' la campana de Santa Maria Maggiore, tutti quelli che abbiteno da quelle parti dicheno: “Ecco la Sperduta”.


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(Claudio Colajacomo - Il giro di Roma in 501 luoghi)
(specchioromano.it)
(blog-esquilino.com)

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