La casa di Michelangelo

ottobre 15, 2021

L’amara coincidenza secondo la quale, spesso, chi ha avuto una vita tormentata non trova pace neanche una volta passato a “miglior vita” vale anche per Michelangelo. O meglio, per la sua casa romana, la cui storia è davvero bizzarra. Di solito si trasloca da una casa all’altra. A Roma, però, può capitare che sia una casa a essere traslocata. Passeggiando per il Gianicolo, vicino a porta San Pancrazio, ci si imbatte in un piccolo edificio che un’iscrizione indica come “Casa di Michelangelo”.


Il grande artista, però, non ha mai abitato su questo colle. Com’è arrivata la sua casa quassù? In origine si trovava in via Macel de’ Corvi, una zona malfamata e sporca a due passi dai Fori Imperiali, ed era povera e arredata in modo modesto, “una scura tomba”, come la definì l’artista, che però non volle mai abbandonare questa casetta che gli era stata concessa dagli eredi di Giulio II, nella speranza che portasse a termine la famigerata tomba.


Via Macel de’ Corvi è una delle strade fatte scomparire per permettere la realizzazione del Vittoriano e di piazza Venezia. Così oggi restano, al suo posto, solo due targhe commemorative sulla facciata laterale del palazzo delle Assicurazioni Generali.


Ma l’abitazione di Michelangelo aveva una certa importanza storica e, quindi, si pensò bene di ricostruirla a poco distanza, alle pendici del Campidoglio, in via delle Tre Pile. Ma neanche qui trovò pace: l’apertura di via del Teatro di Marcello provocò nuove demolizioni e un ulteriore trasloco per la sola facciata, che fu ricostruita nel 1941 sul Gianicolo, inglobandola nella struttura realizzata per contenere un serbatoio idrico. Non sapevano dove metterlo e hanno scelto un luogo a caso, temo.


Che abbiano confuso il genio del Rinascimento con l’eroe del Risorgimento, che a pochi passi è celebrato con un’enorme statua? Tanto per insistere sui tormenti post mortem del povero Michelangelo, aggiungo che neanche il suo corpo ebbe un trapasso facile. L’artista morì nella sua casa il 18 febbraio 1564, e il 20 il suo corpo fu portato nella basilica dei Santi Apostoli, a due passi da lì.


Ma non vi rimase a lungo, perché, neanche venti giorni dopo, suo nipote volle trasportarlo, di notte, a Firenze e, per paura di essere fermato, lo avvolse in un rotolo di panni nascondendolo su un carro. Finalmente, quasi un mese dopo la morte, Michelangelo ebbe il suo funerale a Santa Croce, dove risposa ancora oggi, speriamo in pace. Purtroppo, quando andai in visita a Firenze, la trovai in corso di restauro.


Nel chiostro della basilica dei Santi Apostoli resta un sepolcro vuoto per “Michael Angelus Bonarrotius, sculptor, pictor, architectus […] tanto nomini nullum par elogium” ovvero, a un così gran nome, nessun elogio è adeguato.


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(Giulia Fiore Coltellacci – 365 giornate indimenticabili da vivere a Roma)

 


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