I rifiuti del Colosseo

agosto 17, 2020

Foto Claudio Lugi
Penetrando all'interno dell’Anfiteatro Flavio, si è subito colpiti dalla maestosità della struttura. Arcate l’una sopra l’altra che scalano verso l’alto tra resti di grandinate e pezzi di travertino. Colpisce l’intricato dedalo di mura che si trova nell'ovale dell’arena e in molti si chiedono quale fosse il piano dove andavano in scena le battaglie dei gladiatori. In realtà, l’arena è crollata rivelando i sotterranei, che oggi sono alla luce del sole. un tempo, però, l’intero ovale era livellato da un piano e ricoperto di sabbia. 

Foto da Internet
È da qui che nasce il nome arena, in riferimento proprio al quella sabbia (per l’appunto arena in latino), che serviva per assorbire il sangue versato da gladiatori e bestie feroci. Una campagna di scavi, tempo fa, si è concentrata a studiare proprio questi ambienti, un tempo ipogei, per comprendere il complicato sistema di rampe, dove uomini e animali erano condotti al cospetto del pubblico trepidante. Dobbiamo immaginare le cruente rappresentazioni con colpi di scena a susseguirsi: belve che comparivano da botole, bighe e gladiatori che spuntavano dalle aperture sulla balaustra dell’arena. Una camera di regia nel sottosuolo governava dei montacarichi sui quali erano movimentate le gabbie delle fiere. I gladiatori, invece, si muovevano lungo le rampe che dalla loro caserma, appena fuori dall'anfiteatro, li conduceva fin dentro attraverso l’apertura che il regista decideva in base alla spettacolarità della scena.

Foto Nando Nanni
Immaginiamo quale realtà infernale dovesse materializzarsi qui sotto durante uno spettacolo. Lamenti umani e ruggiti di belve, l’odore acre degli escrementi, l’umidità e il puzzo delle fiaccole che rischiaravano appena questo girone infernale. Nella rete fognaria sotto l’anfiteatro, gli archeologi hanno trovato grandi quantità di ossa animali, tra cui tigri, orsi e gli immancabili leoni. Sono spuntate fuori anche le ossa di daini, galline e maiali, probabile cibo delle temibili fiere. Tra il terriccio accumulato nei millenni si sono conservati noccioli di pesche, datteri, resti di fichi e meloni. Erano gli antenati di bruscolini e caffè Borghetti (ma ancora esiste?) che i nostri avi consumavano sugli spalti.

(Claudio Colajacomo - I love Roma)

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