Le torri di Roma

luglio 22, 2020


Alcune, le più famose, sono facilmente riconoscibili perché svettano isolate, come ai tempi in cui furono costruite. Capita anche che si affaccino su piazze o strade che da esse prendono il nome. Le altre, la maggior parte, sono invece “mimetizzate”. Inglobate in edifici posteriori, hanno perso la loro funzione originaria e sono abitate come un qualsiasi appartamento privato. Parliamo delle Torri medievali di Roma, preziose testimonianze della città dell’età di mezzo, quasi del tutto scomparsa negli anni di affermazione del Rinascimento. Vennero costruite tra il 900 e il 1400 circa, quali dimore e fortezze delle famiglie baronali e delle autorità ecclesiastiche, impegnate in quegli anni in un’aspra lotta per il potere, con le due principali casate romane, gli Orsini e i Colonna, schierate su due fronti opposti: i filo-imperiali e filo-papali. 


Sempre più spesso le contese per le cariche istituzionali sfociavano in vere e proprie battaglie a sassate, in sommovimenti popolari, in rappresaglie. Da qui la necessità, per i contendenti, di costruire residenze fortificate, come le torri, in grado di resistere agli assalti. Perfino il Colosseo, caduto in disuso ormai dal 523, nel corso dell’XI secolo divenne castello e fortezza della potente famiglia dei Frangipane. Dalla loro roccaforte turrita, sembra che gli esponenti della casata bersagliassero con sassi e frecce le maestranze addette alla costruzione della Torre degli Annibaldi, che ancora si erge, mozza, presso la vicina via Fagutale.


All’epoca, più alta era la torre, più potente era la famiglia, in una ridicola e purtroppo, sotto altre forme, sempre attuale, gara a chi ce l’ha più grande. Secondo i cronisti la Torre dei Conti, nella via omonima che costeggia i Fori di Nerva e di Augusto, stracciava tutte le altre, era talmente alta da raggiungere il cielo. Non si fatica a crederlo considerando che solo il basamento, l’unico resto della possente costruzione rimasto in piedi, è alto quasi trenta metri. Fu costruita nei primi anni del XIII secolo da Innocenzo III, membro del famoso casato dei Conti di Segni, ed era considerata una roccaforte difensiva così importante da essere mantenuta a spese pubbliche. Sebbene monca a causa del terribile terremoto che scosse Roma nel 1349, conserva ancora il suo aspetto minaccioso, complice la targa in latino che all’epoca serviva a mettere in guardia da eventuali cattive intenzioni: “è impossibile esagerare la potenza interna e la solidità esterna di questo edificio”. 


Vera e propria sede pontificia fu, invece, la Torre Caetani, sull'Isola Tiberina, che nell'XI secolo ospitò per qualche tempo Urbano II, il quale la scelse per difendersi dall'antipapa Clemente III. Tale decisione si rivelò provvidenziale poiché la roccaforte, costruita a regola d’arte, resistette a tutti gli attacchi. Ma i potenti Caetani, ultimi proprietari del complesso, non controllavano solamente il passaggio sul Tevere.


Tenevano d’occhio, infatti, un po’ tutta la città dall'alto della Torre delle Milizie, strategicamente perfetta, in particolare, per fronteggiare i rivali Colonna, la cui residenza, con relativa torre, si trovava in via Quattro Novembre.Nella graduatoria delle torri più alte, la Torre delle Milizie, bellicosa già nel nome, occupa il secondo posto. Era stata riadattata per assolvere a funzioni difensive private, intorno al 1230, sempre dalla famiglia Conti di Segni, quando uno dei suoi membri era salito al soglio pontificio, con il nome di Gregorio IX. Nel Medioevo era già considerata un monumento da ammirare per l’imponenza, segnalata sulle mappe dei pellegrini come meta da non perdere, anche perché sulla Torre delle Milizie aleggiava una leggenda nera. Quando si parla di una leggenda nera c’è quasi sempre di mezzo Nerone. Si raccontava che l’imperatore avesse assistito al terribile incendio del 64 d.C. proprio dall’altro di questa torre, accompagnando lo spettacolo con un sottofondo musicale. 


Ma la leggenda dell’imperatore piromane che assiste al rogo di Roma suonando la cetra è solo una malignità e come punto panoramico per godersi l’incendio, sembra avesse scelto l’altissima torre che faceva parte degli Horti di Mecenate, come riporta Svetonio. Ad ogni modo, le origini della Torre delle Milizie rimangono avvolte nel mistero: l’ipotesi più probabile resta l’idea che fosse un bastione delle antiche mura serviane, prima di diventare nel Duecento una roccaforte difensiva per milizie private, mantenendo nei secoli il suo carattere bellicoso. I proprietari, invece, si avvicendarono a seconda delle alterne fortune delle famiglie, dai Conti si passò agli Annibaldi e poi, come su detto, ai Caetani. Nel XIV secolo Benedetto Caetani divenne papa con il nome di Bonifacio VIII: di conseguenza, aumentando il potere della famiglia, anche la torre di rappresentanza doveva diventare più imponente. Il papa fortificò la Torre delle Milizie in modo da renderla un’efficace arma di difesa contro gli attacchi dei Colonna, acerrimi nemici. Il famoso terremoto del 1349, che quasi distrusse la Torre dei Conti, riuscì solo ad ammaccare quella delle Milizie, lasciando come souvenir una leggera pendenza che fa tanto “torre di Pisa” e aumenta il fascino di questo resistente baluardo medievale che ancora oggi si erge minaccioso a Largo Magnanapoli. La sua singolare struttura architettonica attirò l’attenzione di Cimabue che la rappresentò ad Assisi in una delle prime vedute dal vero della città. Ma addentrandosi tra i vicoli dei rioni di Roma, da Monti a Campo Marzio, da Sant'Eustachio a Pigna, ci sono molte altre torri medievali, anche se meno note. C’è la Torre del Grillo che, forse, fu testimone dei comportamenti eccentrici del fantomatico marchese – riportato alla memoria dei romani dall'interpretazione di Alberto Sordi nel film del maestro Mario Monicelli. 


C’è quella dei Borgia, oggi trasformata in campanile della Chiesa di San Francesco da Paola, e la Torre degli Anguillara, con il suo complesso fortificato che fa tanto Medioevo anche se, in parte, è un falso storico rifatto ai primi del Novecento.  E ancora, la Tor Sanguigna, attorno alla quale si collegano storie di delitti e violenze, sulla cui cima si vedono ancora gli anelli usate per fissare le macchine da assedio 


e la Torre della Scimmia, in via dell’Orso. Della Scimmia? Che nome strano!  La torre apparteneva ai Frangipane, ma il nome della bellicosa e potente famiglia baronale è stato scalzato da una scimmietta dispettosa, protagonista di una famosa leggenda risalente al Medioevo.Si racconta che un giorno la scimmia domestica dei Frangipane prese il piccolo erede e scappò sulla cima della torre. Il neonato piangeva, la gente accorreva e nessuno sapeva come far scendere l’animale e salvare il piccolo. In preda alla disperazione il padre invocò la Vergine chiedendo il suo aiuto. Miracolosamente la scimmia rispose al fischio del padrone e scese dalla torre riportando il bambino sano e salvo. Da quel giorno il padre volle che sulla cima della torre una lampada ardesse in eterno davanti all’immagine della Madonna. Ed è ancora così sebbene oggi la lampada sia elettrica.


C'è poi la romantica Tor Millina, nell'omonima via alle spalle di Piazza Navona, con il suo ballatoio sorretto da una successione di archetti coronati da merli, medievale che più medievale non si può 


Sembra che nel panorama di Roma Medioevale, si contassero fino a trecento torri. Tante da sembrare, agli occhi di un viaggiatore erudito del XII secolo, il Mastro Gregorio, delle “spighe di grano”. Delle 300 torri medievali, ne sono rimaste ben poche, 50 più o meno integre, sopravvissute all’implacabile trascorrere del tempo, alle guerre, ai terremoti, ma soprattutto a quella calamità naturale che fu Brancaleone degli Andalò, che di torri ne buttò giù ben 140, in un ambizioso tentativo rivoluzionario. Di alcune, poi, rimane tuttora incerta l’identificazione, perché sono difficilmente distinguibili dagli edifici che le hanno in seguito inglobate.



Forse era inevitabile che accadesse, le città si adeguano ai tempi e alle necessità di chi le abita. E di scempi, a Roma, ce ne sono stati di peggiori. Ma lasciateci almeno il rimpianto. Sarebbe bello potere ancora ammirare, magari dalla torre delle Milizie (quella più alta, ma aperta a un pubblico di pochi privilegiati) quella distesa di “spighe di grano” che aveva tanto affascinato Mastro Gregorio.

(Giulia Fiore Coltellacci – I luoghi e le storie più strane di Roma)

(Gabriella Serio - I segreti nascosti di Roma)

You Might Also Like

0 commenti

POST POPOLARI