La Casa dei Mostri

maggio 08, 2020


In un percorso dedicato alle stranezze romane, questo indirizzo è d’obbligo. Vi sfido a trovare un luogo più strano del numero 30 di via Gregoriana. Stravagante è forse la parola più adatta per definire l’originale facciata del palazzo, ovvero la faccia di un mostro con gli occhi sgranati e le narici allargate che stringe tra le fauci spalancate un portone.


I gradini antistanti la porta ricordano una lingua srotolata, un invito ad entrare. Ai lati due mostriciattoli replicano in piccolo il medesimo spettacolo, serrando tra le mascelle due finestre. Dietro questo gioco architettonico c’è la fantasia di Federico Zuccari, che progettò il palazzo come dimora personale della sua famiglia, alla fine del Cinquecento, occupandosi anche delle decorazioni interne e degli affreschi a cui affidò la sua visione poetica toccando temi come la moralità dell’arte e il ruolo dell’artista.


Il suo, infatti, non era un capriccio estetico di maniera e dietro la bizzarra facciata si nascondeva un importante progetto: prima di morire, nel 1609, l’artista espresse il desiderio che il palazzo diventasse una residenza per studenti e artisti di ogni nazionalità privi di mezzi. Il suo sogno filantropico si infranse contro la dura realtà: a causa dei debiti, gli eredi furono costretti a vendere e da quel momento in poi il palazzo ha cambiato moltissimi proprietari. Fu il nuovo inquilino a ingrandirlo, aggiungendo due piani, ampliamento di cui forse si occupò Girolamo Rainaldi. Nel 1702 subentrò una nuova proprietaria, Maria Casimira, vedova del re di Polonia Giovanni Sobieski, la quale affidò a Filippo Juvarra la realizzazione di un elegante portico con colonne per godersi la bella vista su piazza di Spagna.


Con la nuova inquilina il palazzo divenne un centro culturale, ma fu solo con il successivo proprietario che recuperò in qualche modo l’originaria missione sognata da Zuccari, divenendo una locanda per artisti: nei suoi appartamenti soggiornarono, tra gli altri, l’archeologo Winckelmann e Jacques-Louis David che proprio qui dipinse il Giuramento degli Orazi. Nel 1889 la stravaganza di Palazzo Zuccari stuzzicò la fantasia di Gabriele D’Annunzio che lo trasformò nella residenza romana di Andrea Sperelli, il raffinato esteta protagonista de Il Piacere. Tornando alla realtà, nel 1904 la filantropa Henriette Hertz acquistò il palazzo e, dopo averlo ulteriormente ampliato, vi fondò un istituto per la storia dell’arte con una biblioteca aperta al pubblico. Alla sua morte dispose che edificio e biblioteca andassero allo stato tedesco per istituirvi un centro di studi, la biblioteca Hertziana, specializzata in libri d’arte.


Quel portone infernale, quindi, introduce nel paradiso di ogni studioso d’arte, in un prestigioso centro di storia dell’arte con una biblioteca all'avanguardia aperta a studenti e ricercatori accreditati. La sorpresa è il primo sentimento che si prova trovandosi faccia a faccia con lo stravagante portone al numero 30 di via Gregoriana, che lo si veda per la prima volta o per la milionesima. Nonostante il suo aspetto mostruoso, non suscita paura, tutt'al più stupore, anzi meraviglia. D’altra parte, la meraviglia è da sempre la porta che introduce alla vera conoscenza. E dietro quella bocca spalancata ci sono volumi e volumi di conoscenza. La scelta di Federico Zuccari di realizzare una facciata cosi stravagante può essere stata influenzata dal fascino mostruoso di un altro capriccio d’arte e di fantasia: Bomarzo.


Il parco in provincia di Viterbo interpreta quello spirito creativo e immaginifico del Manierismo colto, tipico del tardo Rinascimento, fortemente influenzato da echi letterari, alchemici e mitologici di cui Federico Zuccari fu un rappresentante di spicco.


(Giulia Fiore Coltellacci - I luoghi e le storie più strane di Roma)

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