Er core de Nerone o forse ... solo un pomodoro

agosto 05, 2020



Ci troviamo in piazza San Pietro. Tra i tantissimi sanpietrini che pavimentano la piazza ce n’è uno davvero particolare che porta inciso sulla sua superficie un cuore. Si trova intorno all'obelisco, in quella fascia dove si vedono le lastre con disegnati i volti dei venti. Lui sta vicino al faccione del Libeccio. E, come tutto a Roma, anche questa piccola pietra ha una storia. Fu scoperto, tanti anni fa, dai ragazzini di Borgo. Era il tempo in cui tranquillamente le mamme lasciavano che i bambini giocassero soli in piazza e questi erano particolarmente fortunati: avevano a disposizione la bellissima piazza San Pietro! 


E appunto giocando, scovarono questo particolare sampietrino e al cuore che ci videro disegnato, dettero un nome che è tutto un programma, “er core de Nerone”. Quella pietra divenne parte dei loro giochi, su di lei sfogavano la loro rabbia di ragazzini, la calpestavano con spregio e persino ci sputavano sopra accompagnando il gesto con fantasiose invettive. Da chi fu tracciato il disegno a forma di cuore? Non si sa. Le notizie a proposito sono poche e confuse e tra le storie associate alla sua creazione alcune tirano in ballo addirittura Michelangelo e Bernini! La prima di queste storie ci racconta che fu Michelangelo a scolpire il sampietrino qui, a ricordo di un amore sfortunato per un ragazzo (il cuore, infatti, è trafitto da una freccia al centro). Poi c’è la variante di questa leggenda, che sostiene invece che lo scolpì Gian Lorenzo Bernini, che qui lavorava al magnifico colonnato che corre intorno alla piazza, a simbolo che nella sua vita non trovò mai l’amore vero.  Un’altra storia racconta che fu scolpito da una donna, per ricordare l’amore verso il marito condannato ingiustamente a morte. Infine, un’ultima leggenda racconta che fu inciso tristemente da un soldato durante il discorso che Garibaldi tenne qui il 2 luglio 1849, prima di abbandonare Roma, sancendo così di fatto la fine della famosa “Repubblica Romana”. C’è poi una interessantissima “ipotesi” dell’amico Alessio Siniscalchi che, dopo una ricerca approfondita, sostiene che il nostro sampietrino potrebbe rappresentare anziché un cuore…un grappolo di pomodorini, cosiddetti “a peretta”, originari del Sud America. Come è giunto a questa conclusione il nostro amico? Innanzi tutto, partiamo dal dato storico che il selciato della piazza fu fatto nella seconda metà del 1600, quando Michelangelo era già morto da un centinaio di anni, per cui decade subito la prima leggenda. L’ultimo rifacimento del pavimento della piazza risale al 1936, quando vennero sostituiti tutti i sampietrini, ad eccezione di quelli facenti parte del cerchio che ruota intorno all'obelisco e che rappresenta la Rosa dei Venti. A ben vedere, infatti, si nota il colore e la forma differente fra i due tipi di pavimento.

Foto dal blog "Roma Leggendaria"
Questo però, pur dimostrando che il nostro sampietrino è antecedente al 1936, non ci dà l’assoluta certezza che possa essere uno degli originali posti in essere ai tempi del Bernini. Un altro fatto certo, invece, è che la disposizione del pavimento, con la Rosa dei Venti, fu opera, nel 1817, dell’abate astronomo Filippo Luigi Gilij, autore anche di linee nel pavimento dell’altro lato della piazza, che trasformano l’obelisco vaticano in una gigantesca meridiana. Andando a cercare informazioni sull'abate Filippo, si viene a sapere che era, oltre che astronomo, anche un esperto naturalista e che proprio in Vaticano aveva creato un giardino botanico, dove coltivava unicamente piante che provenivano dal Sud America. Come abbiamo detto il “cuore” si trova molto vicino al disco “sud-ovest” del Libeccio e già questo può essere un indizio. L’abate, inoltre, aveva scritto, nel 1789, un libro di botanica, relativo alle piante esotiche introdotte a Roma, nel quale sono riportati anche molti disegni di piante, ora molto comuni qui da noi, ma che all'epoca rappresentavano una novità assoluta. Tra queste un interessante paragrafo, con tanto di disegno, era dedicato ad una pianta che l’abate stesso battezza con il nome di “solanum lycopersicum pyriforme” e della quale parla in maniera entusiasta, essendo il primo coltivatore della stessa. 

Foto dal blog "Roma Leggendaria"
Questa misteriosa pianta è per l’appunto il pomodoro, nella sua particolare specie “pyriforme”, che tanto ricorda il cuore di Nerone se proviamo a vederlo rovesciato!

Foto dal blog "Roma Leggendaria"
Chissà se il nostro abate, durante la sistemazione del pavimento, una volta giunto nel riquadro che, anche se indirettamente, con un vento da sud-ovest, richiama al Sud America, non abbia voluto lasciare una “traccia” della "sua pianta”.  Ora tutte queste sono solo congetture, forse anche più credibili di tutte e tre le leggende rimaste come ipotesi, ma a noi, inguaribili romantici, piacerà sempre guardare il disegno inciso sul sampietrino come un cuore e fantasticare sul suo misterioso autore.

(Maria Silvia Di Battista – Roma curiosa)
(esploraromablog.com)
(romaleggendaria.blogspot.com)
(gdc.ancitel.it)

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