Il Museo delle Anime del purgatorio

maggio 02, 2020


Fino alla fine dell’Ottocento, nella zona prospicente il Tevere, tra Ponte Cavour e il Palazzaccio, si trovava una piccola cappella, dedicata alla Madonna del Rosario, fondata da un gruppo di missionari francesi di stanza a Roma con a capo padre Victor Jouet, personaggio oggetto di grande devozione e per molti versi misterioso. Il 15 settembre 1897, giorno della Beata Vergine Maria addolorata, la cappellina fu distrutta da un incendio. Tra i pochi resti carbonizzati e le macerie fumanti, padre Jouet scoprì, con grande sorpresa, l’immagine di un volto rimasto impresso su una delle colonne dell’altare. Per il religioso era il chiaro segno dell’aldilà, il viso di un’anima del purgatorio in cerca di pace nel transito verso il paradiso. Il sacerdote decise di dedicare il resto della propria vita alla ricerca di testimonianze simili. Girò mezza Europa, collezionando prove riconducibili al miracolo di cui fu testimone e altre presunte manifestazioni di anime del purgatorio. Nel frattempo, sul luogo del misterioso evento, l’architetto Gualandi iniziò la costruzione di una chiesa dedicata al Sacro Cuore del Suffragio.


I lavori terminarono nel 1917 e, il 1° novembre dello stesso anno, la chiesa aprì ai fedeli. Lo stile è fortemente ispirato al gotico, con guglie e cuspidi in bianchissimo marmo, tanto che i romani la chiamano il “piccolo duomo di Milano”. 


Ma la sorpresa più grande non è lo stile, piuttosto insolito per la Città Eterna, ma il piccolo museo che padre Jouet volle aprire presso la sacrestia, un’esposizione unica al mondo e certamente un po’ sinistra. È il Museo delle anime del Purgatorio, nome misterioso che ben si addice a questo luogo insolito.


In una teca di vetro sono tuttora esposte le testimonianze, spesso impresse dal fuoco, di anime tornate in Terra per richiedere preghiere che le aiutassero nel passaggio attraverso il purgatorio. Impronte di mani e dita, tracce di croci lasciate su libri sacri, tavolette di legno e vestiti che mostrano i segni del divino.


In origine il museo era ben più ampio e vantava prove dell’esistenza dell’oltretomba cristiano. Negli anni, però, si è molto ridotto perché alcuni degli oggetti esposti furono giudicati decisamente poco attendibili. Oggi possiamo ammirare, descritti con dovizia di ogni particolare da brivido, la camicia da notte di suor Fornari e il berretto del pigiama del signor Senechal, entrambi toccati dalla mano di fantasmi del purgatorio: la prima raggiunta dal tocco del defunto padre Panzini, abate di Mantova, il secondo dalla mano infuocata della moglie, che gli ha lasciato un’impronta bruciacchiata.


Troviamo persino le banconote trapassate direttamente dal purgatorio al mondo dei vivi e appartenute a un sacerdote passato a miglior vita nel 1920, con le quali intendeva pagare la messa per la sua anima, chissà per quale motivo, finita in purgatorio.




(Claudio Colajacomo - I love Roma)
foto di Carlo Pezzi

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