La torre della Scimmia

dicembre 10, 2020

Passeggiando per via della Scrofa, arrivati all’altezza di Via dei Portoghesi, (dove all’angolo c’è la famosa fontanella, che un tempo si trovava sotto l’immagine della scrofa, da cui il nome della strada), dirigetevi in quello slargo dove si congiungono via dei Pianellari e via dell’Orso.


Proprio nel punto di congiunzione si erge la torre medievale dei Frangipane, inglobata nel palazzo Scapucci, dal nome della famiglia che vi ha abitato per tanti anni. Alla maggioranza dei romani, però, quel nome non dice nulla, perché la Torre e il palazzo sono conosciuti semplicemente come Torre della Scimmia. Questo angolo di Roma è di grande atmosfera e persino uno scrittore statunitense dell’Ottocento, Nathaniel Hawthorne, nei suoi “French and Italian notebooks” ne parla, inserendo nei suoi racconti anche questa storia, ricca di suspense, che si tramanda da secoli di padre in figlio e che spiega l’origine del nome dato alla Torre. Si racconta che la famiglia che vi abitava fosse proprietaria di una scimmia. Questo animale è stato spesso compagno di saltimbanchi e artisti di strada, ma era considerato anche animale da compagnia, nulla di strano quindi che la scimmia Hilda, questo il suo nome, abitasse con i suoi padroni a Palazzo Scapucci.


La coppia aveva avuto da poco un figlio e la scimmia, che notoriamente tende a ripetere le azioni che vede fare all’uomo, in un momento di distrazione, prese il bambino addormentato con molta cura, come aveva visto fare tante volte alle balie e governanti e lo portò con sé. Fuggendo dalle donne che la rincorrevano, cercando di prenderle il bambino, Helda, con l’aiuto del braccio libero, delle zampe e della sua utilissima coda prensile, saltando fra gronde, fili tesi e persiane aperte, raggiunse la sommità della torre e si posizionò sulla balaustra, a picco sulla strada. La gente, nel frattempo, era accorsa in strada, al grido “na scimmia ha preso un fijio all’orso” (perché così veniva identificato il posto) e osservava con ansia la scimmia sul cornicione, temendo per il destino del piccolo, mentre i genitori tentavano, disperatamente, di richiamare l’attenzione della scimmia. Non sapendo più che fare, alla folla e ai genitori non rimase che rivolgersi alla Madonna con preghiere, implorandola di salvare il piccolo. Sembra che quelle invocazioni abbiano avuto l’effetto desiderato, perché ad un fischio del padrone, la scimmia depone a terra il bimbo sano e salvo e rientra prontamente in casa. Per ricordare l’evento e come ringraziamento della felice soluzione del dramma, i genitori decisero di mettere in cima alla torre una lampada votiva, da mantenere sempre accesa, davanti all’immagine di una Madonnina.


Sembra che una clausola leghi ogni futuro proprietario a mantenere l’antico voto e che nel contratto di vendita sia chiaramente indicato come, in caso di spegnimento della luce, ci possa essere la possibilità di annullare l’atto di proprietà. Non sappiamo, però, la sorte riservata alla scimmia.

 

(Rinaldo Gennari – Stravaganze romane)
(Claudio Colajacomo – Il giro di Roma in 501 luoghi)
(M. Silvia Di Battista – Roma curiosa vol. 2) 

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2 commenti

  1. Paola la ringrazio per le foto degli angoli di Roma e le sue storie relative agli edifici, le trovo molto interessanti , continui così è un piacere leggerla

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    1. Grazie a voi tutti, Angela, che mi leggete così entusiasti. Per me è un piacere condividere le mie "scoperte" ... Roma è una fonte inesauribile di sorprese! un abbraccio e tanti auguri per questo nuovo anno in arrivo

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