Tempio di Minerva Medica

maggio 24, 2020


Via Giolitti è nota alla gran parte dei romani perché costeggia uno dei lati della stazione Termini: è un frequente luogo d’incontro e assiste alle lacrime, alle strette di mano, ai baci e agli abbracci tra chi è in partenza e chi giunge in città. È una strada piuttosto caotica e persino spezzata dal senso di marcia, che è opposto nei due tronconi verso la stazione e verso Porta Maggiore. Per questo motivo potrebbe sfuggire alla vista un curioso monumento, alto e imponente, con i resti appena accennati di una grande cupola del diametro di ben 25 metri.


Poggia su un solido basamento in mattoni di forma decagonale, un tempo rivestito di prezioso marmo, fregi e mosaici. Lo incontrate presso il civico 166 di via Giolitti, oppure potrete scorgerlo dal finestrino del treno mentre scorre lento sui binari. È giunto fino a noi dal IV secolo d.C. come tempio dedicato a Minerva Medica, un nome errato per causa di un tranello in cui sono incappati gli archeologi dei tempi passati.


Nel Cinquecento, infatti, tornarono alla luce diversi reperti tra cui una statua di Minerva con scolpito il caduceo, ovvero il bastone con attorcigliato il serpente, simbolo della medicina. In realtà, la statua di Minerva era solo uno dei tanti ornamenti e decorazioni del Ninfeo degli Horti Liciniani.


Ecco scoperto l’inganno: il rudere che vediamo oggi era, probabilmente, una grande fontana romana e sorgeva all'interno dei giardini dedicati all'imperatore Gallieno. Quei reperti fuorvianti per gli archeologi di mezzo millennio fa, si possono oggi ammirare all'interno della parte più singolare dei Musei Capitolini: la Centrale Montermartini lungo la via Ostiense. In un ambiente decisamente industriale, tra ampi soffitti, finestroni e grossi macchinari in ghisa, spuntano statue e busti di bianchissimo marmo. Un contrasto di colori, epoche e arte che rende la visita incantevole e ricca di fascino.






(Claudio Colajacomo - I love Roma)

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