La Quercia del Tasso
aprile 05, 2021È del 2014 la notizia che la
quercia del Tasso, sulla passeggiata del Gianicolo, è stata gravemente
danneggiata da un incendio. L’albero era già in precarie condizioni dal 1843,
quando un fulmine lo colpì uccidendolo e riducendolo a un intricato mucchio di
rami rinseccoliti rinforzati da sostegni di ferro e mattoni. Oggi se ne sta elevato
in un’aiuola sul bordo della strada, testimone dei cambiamenti che gli sono
avvenuti tutt’intorno.
Per vedere la quercia rigogliosa in tutta la sua bellezza,
dobbiamo allora riavvolgere la bobina del tempo, fino agli ultimi anni del
Cinquecento. A quell’epoca la quercia ombreggiava la terra coltivata del
convento di Sant’Onofrio. È qui che il poeta Torquato Tasso amava ritirarsi in
raccoglimento durante gli ultimi anni travagliati della sua vita, quando il suo
animo era tormentato e la salute precaria.
Il verde dei campi e l’ombra della
quercia erano un sollievo per il turbinio di pensieri ossessivi che lo affliggevano.
Roma, splendida ai suoi piedi, mostrava tutto il suo fascino nella medesima
veduta che si ammira anche oggi.
È forse questo l’elemento di connessione tra
il poeta e noi moderni cittadini: un luogo fisico che commuove l’animo senza
riguardo per il tempo passato. E la stessa quercia fu anche meta delle
passeggiate e delle meditazioni di Giacomo Leopardi durante i suoi soggiorni
romani. A poca distanza da qui si trova il cosiddetto “anfiteatro della quercia
del Tasso”.
Costruzione semplicissima in mattoni e cotto, che però riserva
alcune sorprese. Nonostante l’aspetto piuttosto moderno, risale al Seicento. Fu
fatto costruire dall’oratorio di San Filippo Neri per ospitare suggestive
rappresentazioni teatrali con lo sfondo del panorama della città. Si sviluppa su
semplici gradinate ricurve a formare una cavea. Il nome “anfiteatro”, giunto a
noi, è errato perché non vi è traccia di gradinate attorno a un’arena ovale.
Oggi
è possibile rendere omaggio a Torquato Tasso recandosi nella bella chiesa di
Sant’Onofrio, che vi consiglio di raggiungere attraverso l’omonima salita. All’interno
una cappella è dedicata al poeta, con tanto di statua e monumento funebre, realizzati
nel 1608.
(Claudio Colajacomo – I love
Roma)
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