Raffaella La Crociera

febbraio 15, 2020


destra di chi guarda la grande entrata del Cimitero Monumentale del Verano, un breve viale carrozzabile porta al riquadro 5, area piuttosto ampia ove riposano i resti mortali di eroi, pittori, scultori, musicisti, poeti, sindacalisti. In quel punto si rimane attratti dal candore del marmo di un piccolo monumento sepolcrale, in cui la figura di una fanciulla sembra venire incontro all’ospite, calzando semplici sandali da mare e stringendo nella mano destra un grosso quaderno. Sul finire dell’ottobre del 1954, un violento nubifragio si abbattè sulla costiera salernitana, travolgendo ogni cosa e seminando ovunque dolore, fame, lacrime, miseria e morte. La Rai dai suoi microfoni lanciò un disperato SOS e dette via ad una pubblica sottoscrizione. Le popolazioni colpite necessitavano di tutto. L’appello radiofonico fece centro nel cuore generoso dei romani e in particolare in quello di Raffaella La Crociera, una fanciulla di Testaccio inchiodata da circa un anno nel suo lettino da un morbo che non perdona: il “lupus erimatoso cronico”. Vane erano state fino allora le amorose cure dei medici e altrettanto vana era risultata la speranza di un miracolo. Di giorno in giorno la bambina si rendeva conto che la fine di tutto era ormai prossima. E ciò aumentava il suo rammarico di non avere nulla in modo assoluto da offrire ai bambini salernitani, privati improvvisamente sia dagli affetti più cari, sia dal necessario per sopravvivere. Raffaella però aveva un dono molto raro e altrettanto dovizioso che da solo per permette, a chi lo possiede, di far conoscere i propri sentimenti di gioia e di dolore. Raffaella aveva il dono di saper scrivere una buona poesia. L’appello radiofonico fece esplodere di altruismo l’animo di Raffaella che sentì il bisogno pressante di rendersi utile anche lei. Ma in quale modo? Con quali mezzi? L’immobilità forzata e dolorosa la costringeva a stare prigioniera nel suo lettino e la famiglia non aveva più nulla da togliersi. La malattia aveva assorbito ogni risorsa economica, ogni risparmio. Raffaella tuttavia non si arrese. Si sentì così forte nello spirito che per un momento superò ogni sofferenza fisica. Il suo volto si illuminò all'istante. Anche lei poteva disporre di qualcosa da offrire, di sua esclusiva proprietà. Si fece dare carta e penna e subito cominciò a scrivere pressappoco così: Cara Rai, sono molto malata. Da oltre un anno. I miei genitori hanno speso tutto quello che avevano per guarirmi. E io non ho nulla da offrirti per i bambini del Salernitano. Ti offro questa mia poesia “Er zinale":

Giranno distratta pe casa,
tra tanta robba sfusa,
ha trovato: ah! Come er tempo vola,
er zinale de scola.
Nero, sguarcito,
un po’ vecchio e rattoppato,
è rimasto l’amico der tempo passato.
Lo guarda e come se gnente fusse
a quell’occhioni
spunteno li lucciconi,
e se rivede studente
allegra e sbarazzina
tanto grande, ma bambina.
Lo guarda e come un’eco risente
quelle voci sommesse: presente!
Li singhiozzi, li pianti,
li mormorii fra li banchi,
e senti… senti…
pure li suggerimenti.
Tutto rivede e fra quer che resta,
c’è la cara sora maestra.
Sospira l’ècchese studente, perché sa
che a scola sua non ce potrà riannà.
Lei cià altri Professori, poverina.
Lei cià li Professori de medicina.

C’è tanto cuore nei versi di Raffaella, ma anche tanta tristezza in cui si annida un presentimento di morte. Domenica 31 ottobre. Prime ore del pomeriggio. Dai microfoni della rubrica romana “Campo de’ Fiori” la voce del suo direttore, Giovanni Gigliozzi, raggiunse ogni angolo di Roma con i versi della poesi “er zinale” che fu messa subito all’asta, destinando il ricavato agli alluvionati salernitani. In poco tempo la sede di Roma della RAI fu tempestata di telefonate. Le offerte si moltiplicarono senza respiro fino al momento in cui dalla Svizzera la contessa Cenci-Bolognetti comunicò di offrire mezzo milione di lire. La poesia fu aggiudicata a lei. Un acquisto simbolico che fece piangere di commozione e di gioia la piccola Raffaella, rimasta sempre in ascolto, incredula magari di essere stata capace di aiutare con un atto di solidarietà, tutto suo, altre infelici vittime della male sorte, anche se in forme diverse dalle sue. Di colpo tutta la stampa nazionale ed estera dette ampio spazio all'episodio della fanciulla romana, poetessa in erba. A lei fu promesso il dono di una bambola da un negoziante romano di giocattoli, Fauso Arnesano, perché le tenesse compagnia. Ma, trascorsi neppure due giorni, la mattina del 2 novembre Raffaella raggiungeva i giardini del Cielo. Roma perdeva così la sua piccola poetessa, cui fu negata anche la gioia di stringere al petto la bambola tanto attesa, giunta su un cuscino di fiori bianchi soltanto poco prima che la bara iniziasse l’ultimo cammino fra due ali di popolo commosso fino alle lacrime. Pochi giorni dopo, la famiglia La Crociera fu invitata alla cerimonia per il Premio della Bontà “Livio Tempesta”, che fu consegnato a Marinella, la più piccola delle tre sorelle della fanciulla, in memoria di Raffaella, piccola poetessa di Roma.

(Romasparita.eu)

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