Ghetto: Chiesa di San Gregorio della Divina Pietà

aprile 09, 2021

La visita di oggi è dedicata alla Chiesa di San Gregorio della Divina Pietà, che si trova proprio all’entrata del Ghetto, di fronte al Ponte Fabricio, detto anche “dei Quattro Capi”, e per questo in passato conosciuta come “San Gregorio de quattro Capora” o “Quattuor Capita”. Secondo la tradizione sarebbe stata eretta sulle case della potente famiglia Anicia, dove sarebbe nato San Gregorio Magno. Fu quasi completamente ricostruita da Filippo Barigioni, nel 1729, per volere di Benedetto XIII, che poi la cedette alla Congregazione degli Operai della Divina Pietà, che si occupava di raccogliere fondi per aiutare quelle famiglie, un tempo agiate, cadute poi in disgrazia. A tale scopo servivano le due buche per le elemosine che vediamo sulle pareti laterali della chiesa, una verso il lato del Tevere, con la scritta “Elemosina per povere onorate famiglie e vergognose”


e l’altra, identica, sul lato opposto, in via di Monte Savello, con su scritto “Elemosina per la Madonna SS. della Divina Pietà”.


Durante questa riedificazione venne realizzato sulla facciata, sopra il portale, un dipinto ovale, con cornice a stucco, raffigurante la “Crocifissione”, eseguito da Etienne Parrocel, con San Gregorio genuflesso ai piedi della Croce. Un nuovo restauro si ebbe nel 1858, e in questa occasione fra il portale e il dipinto ovale, per espressa volontà di Pio IX, fu apposto il cartiglio con un passo della Bibbia, in lingua latina e in lingua ebraica, che così recita: “Tutto il giorno ho teso le mie mani ad un popolo incredulo, che procede lungo una strada non buona, seguendo le proprie idee. Un popolo che sempre mi suscita ira, proprio davanti al mio volto. La Congregazione della Divina Pietà pose”, a chiara dimostrazione di quanto intollerante fosse la Chiesa nei confronti del popolo ebraico, che proprio qui, come anche in Sant’Angelo in pescheria e nel Tempietto del Carmelo, era costretto ad assistere alle cosiddette prediche coatte.


L’interno, che non ho mai avuto piacere di vedere, essendo la chiesa “attualmente” (non si sa da quanto e per quanto tempo) chiusa per restauro, è ad un’unica navata, presenta una volta affrescata con opere di Giuseppe Sereni, sull’altare maggiore troviamo una “Madonna della Divina Provvidenza” di Gilles Hallet del Seicento e sugli altari di destra e sinistra dipinti della metà del Settecento.

(Foto da Internet - a dimostrazione di quanto sia poco aperta al pubblico, era l'unica foto che mostrasse l'interno) 

 

(Sabrina Ramacci – 1001 cose da vedere a Roma)
(romasegreta.it)
(060608.it)

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