Giulio Cesare

gennaio 24, 2020


Il 15 marzo del 44 a.C. è la data in cui si compì l’efferato assassinio di Gaio Giulio Cesare, all'apice di una carriera militare e politica di enorme successo, che lo aveva portato a concentrare quanto più potere possibile nelle sue mani, assumendo la carica, senza precedenti, di dittatore a vita. Quel giorno il condottiero prese posto tra gli scranni dell’aula del Senato che si riuniva pressa il teatro di Pompeo, nel Campo Marzio. Immediatamente fu raggiunto dai congiurati che, fingendo di chiedergli qualcosa, lo trafissero con la prima delle 23 pugnalate che lo avrebbero ucciso. Cesare ebbe la forza di reagire, si alzò e uscì all'esterno, subito raggiunto dai suoi assassini, che infierirono sul suo corpo tra il tumulto generale e l’incredulità dei senatori ignari. Cesare cadde a terra sui gradini della Curia, morì mormorando “tu quoque Brute fili mi” (“anche tu Bruto, figlio mio”) diretta a Marco Giunio Bruto, suo figlio adottivo e principale congiurato insieme a Cassio. Si racconta, ebbe la dignità di coprirsi le ferite e il volto con la toga in cui si avvolse, prima di esalare l’ultimo respiro. La storia si compiva sotto lo sguardo della statua di Pompeo che regge il globo simbolo del mondo. Il popolo della città si strinse attorno a quell'uomo tanto amato, qualche giorno dopo l’assassinio, al Foro dove fu allestita una pira funeraria per ardere la salma e far ascendere al cielo la sua anima. Alcuni elementi di quegli infausti eventi sono in qualche modo sopravvissuti fino ai giorni nostri, seppur alterati e modificati dal trascorrere dei secoli. A Largo Argentina, all'interno dell’area archeologica a cielo aperto, si trovano resti di alcuni templi.


Nel retro del secondo tempio da destra, s’intravede una struttura in mattoni di tufo accanto ai resti di un’antica latrina pubblica. È quel che rimane della Curia di Pompeo, il luogo dove si consumò l’efferato delitto. La statua di Pompeo, muto testimone dell’assassinio, è ancora in piedi, con lo sguardo a quella scena. Si trova all'interno di palazzo Spada, in piazza Capodiferro, con il braccio atleticamente proteso, come a volerci comunicare qualcosa. Una copia si trova anche in via del Monte della Farina, all'interno del cortile del palazzo che sorge sui resti dell'antica Curia.


Nel Foro Romano, invece, è possibile rendere omaggio alla memoria di Giulio Cesare. Lungo la via Sacra si conservano i resti di un piccolo altare in mattoni, celato all'interno di una minuta costruzione. È proprio qui che, nel marzo del 44 a. C., fu cremata la salma di Cesare tra la commozione generale: lacrime e lamenti che in qualche modo sono riusciti ad attraversare due millenni di storia. E ancora oggi, la gente passa a lasciare un fiore e tante monetine.




(Claudio Colaiacomo - I love Roma)

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