Er pane
ottobre 19, 2019In epoca arcaica il pane non era ancora usato nel Lazio. Alla base dell’alimentazione c’era una polentina di farro, chiamata “plus”, che si preparava facendo bollire il farro in acqua o latte. L’arte della panificazione venne diffusa dai prigionieri Macedoni catturati come schiavi (nel 170 a.C. circa) che insegnarono ai Romani le tecniche apprese dai Greci. Così iniziarono a vedersi i primi forni artigianali per le strade di Roma e sotto l’Impero di Augusto, il pane era già così apprezzato che si contavano ben 329 panetterie in città. I fornai erano talmente importanti che non avevano il permesso di cambiare mestiere, a meno che non rinunciassero ad ogni loro proprietà. Anche nel Medioevo la storia non cambia: per i ricchi pane bianco, di frumento; ai poveri e derelitti andava il pane nero, fatto con cereali meno nobili. Il famoso “panem et circenses” è stato creato da
Giovenale, autore satirico latino. Il pane è stato sempre una delle passioni del
popolo romano, tanto da essere utilizzato dagli Imperatori come strumento per
sedare i malumori della plebe.“Duas tantum res anxius optat panem et
circenses” (due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi
circensi). Con questa affermazione Giovenale criticava e derideva la plebe
romana che, soddisfatta per la distribuzione gratuita del frumento e per la
visione dei numerosi spettacoli del circo, non aveva occhi attenti alle azioni
politiche dei potenti.
Nulla di nuovo sotto il sole…
(La Romanesca: cucina popolare e tradizione romana)
“Fresco,odoroso, de bella presenza
A forma de Pagnotta o sfilatino,
so pieno d’umirtà, ma in apparenza
perché me sento invece un principino.
Cor lievito e cor sale, e a vorte senza,
levo la fame pure intinto ar vino
e nelle diete de chi va in crescenza,
so ricercato in forma de grisino.
Peccato si quarcuno me disprezza
appena che divento pane tosto,
la vita mia finisce a la monnezza.
Allora spero solo che là sotto
Un povero me prenne de nascosto,
pe poi scialà co un piatto de pancotto.”
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