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Cubicolo B |
All’epoca della scoperta non erano ancora venute alla luce l’Aula Isiaca e le case di Augusto e Livia sul Palatino, per questo non fu possibile identificare con certezza il proprietario della villa. Ma doveva trattarsi sicuramente di un personaggio facoltoso e ricco, vista la quantità e la qualità delle decorazioni, realizzate da maestranze competenti; la successiva scoperta degli edifici augustei sul Palatino, confrontati anche con quelli della Villa di Livia a Prima Porta, ci porta a supporre che il proprietario della “Casa alla Farnesina”, fosse un esponente della cerchia dell’imperatore. Il più probabile potrebbe essere Marco Vispanio Agrippa, genero di Augusto, che in quella zona aveva altre proprietà, tanto che fece costruire un ponte, il pons Agrippae, (sul luogo dell’attuale Ponte Sisto) per collegarle con l’area di Campo Marzio.
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(Di shakko - Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3113254) |
Probabilmente la villa fu costruita nel
29 a.C. dopo la vittoria di Azio. Quello che colpisce della Villa romana sono i
colori vivaci e brillanti degli affreschi che decoravano i vari cubicola,
ossia le stanze di cui la villa era composta. Nel Museo Nazionale Romano, nel
quale sono conservati, si è cercato di ricreare, la stessa sequenza degli
ambienti, ricostruendo le stanze nelle dimensioni originarie.
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Criptoportico |
Percorrendo il
lungo cripotoportico si arrivava al giardino sul quale affacciavano il triclinio
invernale e due cubicoli dalle pareti rosso cinabro. Il cubicolo B ha
delle pitture molto ben conservate. Strutture architettoniche dipinte in prospettiva,
fanno da cornice a riproduzioni di quadri, che ricreano un’atmosfera tipica da
pinacoteca. Sulla parete a sinistra, in una finta edicola, è raffigurata “la
toletta di Afrodite”,
mentre sulla parete di fondo, troviamo “l’infanzia di
Dioniso, tra le ninfe del monte Nisa”. Altri quadretti, infine, mostrano scene
di interni e coppie di amanti. Come il B, anche il cubicolo D presenta una decorazione
fastosa e una predominanza del colore rosso cinabro. Nella parete di fondo tre
donne impegnate in una cerimonia sacrificale in un santuario campestre, mentre
sulle pareti dell’anticamera si notano scene di intimità tra amanti e ulteriori
quadretti che rappresentano principalmente il mondo femminile. Molti dettagli
rappresentati offrono preziose informazioni sull’ambiente domestico.
A questo
cubicolo è stato possibile attribuire anche un lacerto di pavimento a mosaico
geometrico bianco e nero, grazie agli acquerelli realizzati al momento della
scoperta. I due cubicola B e D, affacciavano su uno spazio rettangolare a cielo
aperto, il Viridarium, (L) un vero e proprio Hortus conclusus, dove il
giardino dipinto sulle pareti era quasi un ampliamento della natura presente
nel giardino reale, cosa che, secoli dopo, ripropose Raffaello nella Loggia di
Amore e Psiche di Villa Farnesina. La parete meridionale era decorata con i
pannelli esposti nel Museo, che raffigurano strutture a graticcio immerse in
una vegetazione fitta, fontane zampillanti e un sedile in marmo.
L’effetto
scenografico, simile a quello della villa di Livia a Prima Porta, di epoca leggermente
precedente, era quello di riposare in una stanza immaginando, con l’aiuto delle
pareti affrescate, di giacere in mezzo ad un rigoglioso giardino, pieno di
piante fiori e uccellini.
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Giardino di Livia dalla Villa di Prima Porta |
Tra le stanze della casa troviamo anche una grande
sala decorata con pitture a sfondo nero: il Triclinio (C). La sala da banchetti
accoglieva una mensa al centro e tre letti sui quali si adagiavano i
commensali. Il colore nero e il fatto che era esposta a sud fa pensare ad un uso
invernale, secondo, infatti, l’architetto Vitruvio il nero era un colore in
grado di assorbire il calore, per cui fortemente consigliato per assicurare
agli ambienti una temperatura confortevole durante la stagione fredda.
Inoltre, un altro vantaggio del nero era quello di resistere meglio al fumo del focolare e alla fuliggine delle lampade. La decorazione alle pareti è scandita da esili colonne che sorreggono festoni di edera, mentre i capitelli sono sormontati da figure femminili (cariatidi). Anche in questa sala è possibile attribuire, pure se non nella disposizione originale, parti della sua pavimentazione a mosaico policromo con meandri geometrici.
Le due ali della villa erano raccordate tra
loro da un corridoio coperto con un tratto rettilineo (F) e uno curvilineo (G) che
seguiva la forma dell’esedra centrale.
La parete è scandita da esili colonne che
sorreggono con il capitello figure femminili che, a loro volta, sostengono le
colonne dell’attico. Sulla parte superiore quadretti rappresentano nature morte
alternate a paesaggi idealizzati, popolati da contadini, pescatori e pastori.
(Giulia Fiore Coltellacci – I
luoghi e le storie più strane di Roma)
(claudiaviggiani.com)
(romanoimpero.com)
(pannelli descrittivi del Museo
Nazionale Romano di Palazzo Massimo)