Le fontane itineranti

aprile 26, 2020

A Roma, alcuni monumenti e resti archeologici sono immobili da millenni, immutabili al passaggio del tempo. Le fontane, invece, hanno da sempre un’anima nomade. Molte nei secoli si sono spostate da una via all'altra, si sono modificate o sono state fatte a pezzi per essere utilizzate in altri luoghi. Altre, invece, giacciono da anni nei depositi comunali o all'interno di cortili privati. La fontana presso lo slargo di via degli Stadeari ha da raccontare una storia particolare.


Proviene dalle terme di Nerone, i cui resti giacciono nel sottosuolo della zona. Le terme, costruite nel 62 d.C., rimasero in funzione fino al V secolo. È proprio dal Calidarium che proviene l’ampio bacino circolare della fontana. Fu rinvenuto, negli anni Ottanta, diviso in tre pezzi nei sotterranei di Palazzo Madama, durante alcuni lavori di manutenzione. Dopo il restauro fu sistemato sopra un piedistallo rinascimentale e fornito di acqua. Stesso ritorno a nuova vita anche per le vasche che compongono le due fontane di piazza Farnese, rimosse nel XV secolo dalle terme di Caracalla. Le vasche dove gli antichi romani facevano il bagno sono tornate a vivere. Si sono riempite nuovamente di acqua per abbellire alcuni angoli della Roma dei giorni nostri.

Difficile, invece, immaginare la fontana di piazza Trilussa da un’altra parte e, soprattutto, la celebre piazza trasteverina senza il suo più pittoresco arredo.


Eppure, fino a non molto tempo fa, il fontanone di Ponte Sisto si trovava sulla sponda opposta del Tevere: costruito nel 1613, per i due secoli e mezzo successivi rappresentò lo scenografico sfondo dell’elegante via Giulia.


E non si tratta nemmeno di un caso isolato. Per la cronaca, questa è solo una delle numerose fontane della Capitale che è stata costretta a sgomberare dal proprio luogo d’origine. La motivazione sta nei frequenti cambiamenti dell’assetto stradale, capricci urbanistici e, soprattutto, vaste demolizioni, in una città che si è andata adeguando ai tempi e alle necessità dei suoi abitanti (la fontana di Via Giulia, per l’appunto, fu rimossa quando il governo italiano, dopo la disastrosa inondazione del 1870, decise di allargare il letto del fiume e di costruire i possenti muraglioni). Risparmiate dalla furia del piccone, queste particolari fontane,  sono state ricostruite altrove e per questo motivo vengono chiamate “fontane itineranti”. I loro traslochi, tuttavia, non sempre furono immediati e tanto meno privi di danni. La Fontana delle Api, del Bernini, per esempio, rimase abbandonata nei magazzini comunali mezzo secolo prima di tornare alla luce, nel 1916, all'inizio di via Veneto.


Era stata tolta dall'angolo di piazza Barberini con via Sistina per motivi di intralcio al traffico e solo l’appello dei molti studiosi permise il recupero di quell'elegante e geniale saggio del barocco romano, anche se, ormai, il danno era stato fatto. Nei lunghi anni di deposito, infatti, tutti i pezzi sono andati smarriti, ad eccezione di un frammento conservato in Campidoglio, quello cioè che conteneva a rilievo l’ape centrale. Lo scultore Adolfo Apolloni dovette in pratica ricrearla daccapo, così che oggi la fontanina-abbeveratoio appare molto diversa dall'originale, anche per il materiale utilizzato: anziché il bianchissimo marmo lunense, il più volgare e grigio travertino, recuperato nell'allora demolita porta Salaria. Anche la Fontana della Terrina in piazza della Chiesa Nuova, eseguita su disegno di Giacomo Della Porta, verso il 1581, ha subito uno spostamento a dir poco clamoroso. Si trovava, infatti, in Piazza Campo de’ Fiori e venne spostata, nel 1889, per far posto alla statua di Giordano Bruno, che in quel luogo, secoli prima, era stato arso vivo.


Ancor peggio andò a quella di piazza Nicosia. Progettata anch'essa dal Della Porta, si trovava addirittura al centro di piazza del Popolo. Vantava il primato di essere la più antica delle diciotto fontane pubbliche realizzate a Roma dopo la riattivazione dell’acquedotto Vergine. Già dieci anni dopo la sua costruzione, però, venne spostata di qualche metro per far posto all'obelisco proveniente dal Circo Massimo. Vi restò in pace fino al 1823, quando fu rimossa da Giuseppe Valadier in favore delle quattro fontane dei Leoni. Ricostruita dapprima in piazza San Pietro in Montorio, venne nuovamente smontata e, stavolta, spedita mestamente nei magazzini comunali, dove restò fino al 1950. Non perse solo la sua prestigiosa sede ma anche la maggior parte del suo fascino antico: dell’originale, infatti, resta solo il grande bacino ottagonale.


Quella del Babuino, sull'omonima via, ha pure traslocato molte volte. Ben quattro, per ritornare finalmente nella sua via, dopo varie peripezie, solo grazie alle accese proteste dei romani.


Restando in tema di statue parlanti, anche la fontanella del celebre Facchino, oggi in via Lata, ha migrato dalla sua sede d’origine in via del Corso. E pensare che il Vanvitelli, in una perizia del 1751, la attribuiva nientemeno che a Michelangelo! Ma forse fu proprio per questo che nel 1872 si decise di spostarla per preservarla dagli urti delle carrozze e dalle sassate dei monelli.


Le fontane itineranti, comunque, non sono solo quelle antiche. Quella delle Anfore di Pietro Lombardi, venne inaugurata al centro di piazza Testaccio solo nel 1926 resistendovi appena nove anni. Non è ben chiaro il motivo che determinò il suo trasferimento in piazza dell’Emporio (probabilmente problemi legati al cedimento del terreno sottostante). Recentemente, nell'ambito di un importante progetto di riqualificazione di piazza Testaccio e del trasferimento del mercato rionale nella nuova sede di via Galvani, si è nuovamente proceduto allo spostamento della fontana, ricollocata nella sua sede originaria, al centro della piazza e inaugurata nel 2015.


Altre ancora, fra le fontane itineranti, sono: l’abbeveratoio di lungotevere Aventino, prima collocato in piazza della Bocca della Verità davanti al Tempio circolare di Ercole Vincitore (erroneamente detto di Vesta);


la fontana del porto di Ripetta, trasferita dopo la demolizione del porto, in una piazzetta del lungotevere Marzio, sovrastante via Ripetta, all'angolo con Ponte Cavour;


la fontanella di via della Scrofa, ora posta all'angolo con via dei Portoghesi, lasciando isolato il bassorilievo della scrofa, distante qualche centinaio di metri;


la fontana di Piazza Sant'Andrea della Valle, che un tempo adornava la ormai scomparsa piazza Scossacavalli, che si trovava sul percorso dell'odierna via della Conciliazione.




(Gabriella Serio – Curiosità e segreti di Roma)
(Claudio Colajacomo – Il giro di Roma in 501 luoghi)

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