La Fontana di Labaro
novembre 11, 2021Roma, con i suoi acquedotti e le
sue splendide terme, era celebrata come "Urbs aquarum": la Città delle acque, di
conseguenza è piena di fontane. Ce ne sono di tutte le fogge e dimensioni, con
le Naiadi, con i Tritoni, i Cavalli Marini, le Nereidi, le Tartarughe, a
Navicella o a Barcaccia, con fiumi personificati e conchiglie, leoni e coppe
grondanti… insomma non c’è stato limite alla fantasia oltre, naturalmente, agli
amatissimi “nasoni”, di cui alcuni antichissimi modelli, sono davvero
spettacolari.
C’è però una fontana che è assolutamente unica, pur se non
bellissima e, soprattutto, al centro di numerose polemiche. La fontana in
questione si trova tra via Monti della Valchetta e Viale Gemona del Friuli,
nelle assolate lande di quel quartiere periferico, al confine tra colate di
cemento e campagne, chiamato Labaro, nel Parco dedicato a Marta Russo, la
studentessa uccisa, all'interno della città universitaria di Roma, il 9 maggio 1997.
È una fontana trasparente, fatta di aria, color cielo o verde a seconda di dove
la si guarda.
Anziché riempire lo spazio vuoto con un’opera fatta di volumi in
composizione artistica, i due architetti, Paolo Angeletti e Gaia Remiddi, hanno
immaginato uno spazio pieno, un pieno di marmo entro il quale hanno scavato
letteralmente le linee della fontana, di forma classica, che tanto ricorda la
fontana Scossacavalli, ora davanti alla chiesa di Sant’Andrea della Valle. Appare
quindi come una grande finestra ritagliata nel marmo, all’interno di due grandi
pareti orientate secondo i punti cardinali, disposte a croce, dove nel punto di
incontro è stata “ritagliata” la sagoma di una fontana, lasciando quindi una
vista sul cielo o sullo sfondo.
La decisione di costruire una fontana in questo
luogo avvenne nel 1992, con un concorso bandito dall’Ufficio Risanamento
Borgate del Comune di Roma e dall’Acea, per realizzare diverse fontane in
alcune borgate di Roma, tra cui questa, il cui progetto vincitore risultò
essere quello dei già menzionati architetti. Le polemiche sorte intorno alla
fontana, che fu consegnata da Acea al quartiere nel 1999, sono tante, visto che
fin dal giorno dell’inaugurazione, il monumento definito “omaggio all’acqua”,
di acqua ne vide poca. Col tempo, poi, il bianco della struttura è stato
sostituito dal nero della muffa, i muretti intorno imbrattati da scritte.
Nel 2016 ci fu un intervento di ripulitura e sistemazione dell’area circostante, con la promessa ai cittadini di Labaro che quel luogo sarebbe diventato una piazza, cuore pulsante del quartiere. Ad oggi la fontana è di nuovo in pessime condizioni, e quello che avrebbe dovuto essere il fulcro della piazza principale del quartiere, è in realtà l’emblema dell’incuria. Ad oggi di quella piazza nemmeno l’ombra, rimane solo l’originalità di una fontana unica al mondo.
(stravaganze romane)
(rerumromanarum.com)
(vociromane.corriere.it)
(roma.corriere.it)
(machebellacitta.it)
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