Il terzo fiume di Roma
giugno 06, 2020
Roma è bagnata dalle acque del
Tevere e da quelle dell'Aniene, pochissimi sanno che esiste un terzo fiume.
Immaginiamo che l’appellativo di secondo o terzo corso d’acqua di Roma susciti
imbarazzo. Forse è proprio per questo senso d’inadeguatezza che l'Aniene fa il
timido, nascosto tra la vegetazione, le strade di periferia e i profondi fossi
scavati nel tempo. Se l'Aniene si vergogna, figuriamoci l’altro! Non solo si
confonde tra la vegetazione, ma appena giunto nelle zone centrali della città,
gioca a nascondino, gettandosi letteralmente sotto la terra. È l'Almone, fiume
sacro per gli antichi romani, quasi del tutto sconosciuto a quelli moderni. Per
vederlo, dovete recarvi a Via dell'Almone, all'altezza del civico 105. In questo
punto la strada lo scavalca, non aspettatevi ponti antichi e neppure moderni. L'Almone
è piccolo e s’intrufola agevolmente sotto la strada, senza spettacolari arcate
come avviene invece per il Tevere o l'Aniene. Per vederlo da vicino e toccare
le sue acque, dovete entrare nel parco della Caffarella, dove si distende tra
campi erbosi e può essere ammirato nella sua scorrevole naturalezza. Poco prima
di scomparire, per sempre, nelle viscere della terra, riceve come affluente l’acqua
della sorgente Egeria, detta “santa”. Per l'Almone rappresenta una sorta di
estrema unzione. Quello che lo aspetta a pochi metri, infatti, è un girone
infernale verso la morte. Giunto presso la via Appia Antica, all'altezza del
ristorante Quo Vadis, entra in una caverna sotterranea che lo accompagna attraverso
il quartiere Ostiense. Superata via Cristoforo Colombo, le sue acque entrano in
condotti moderni raggiunte da scarichi fognari. Il sacro fiume a questo punto è
così inquinato che le sue acque non sono più degne di mischiarsi con quelle del
Tevere. Finisce in un collettore di scarico e muore in un depuratore della
Magliana. Ecco la triste storia del terzo fiume di Roma.
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