Il Mosaico absidale di Santa Pudenziana

dicembre 16, 2019


Nel rione Monti, l’antico quartiere della Suburra che diede i natali a Giulio Cesare, c’è la bella via Urbana il cui tracciato, in salita, porta dritto all’Esquilino. In cima, poco prima che la strada finisca, si trova la chiesa di Santa Pudenziana, considerata la chiesa più antica di Roma. La leggenda racconta che fu costruita sulla "domus" del senatore Pudente, dove S. Pietro, ospite del senatore, avrebbe fondato una comunità religiosa. Furono le figlie di Pudente, Prassede e Pudenziana, a convincere, nel 145 d.C., Papa Pio I a costruire la chiesa, per ricordare il lungo soggiorno dell’Apostolo nella casa paterna.  In realtà l’origine e la datazione della chiesa sono ancora incerte e tra gli studiosi, sono in molti quelli che fanno risalire la costruzione al IV secolo. Ma la cosa veramente interessante e preziosa, in questa chiesa, è il mosaico del catino absidale, che detiene un record nella storia dell’arte. È il primo, infatti, ad avere una decorazione figurata al posto del semplice rivestimento in oro. Il soggetto prescelto fu Cristo, fra gli apostoli ed è un vero capolavoro degli anni del pontificato di Innocenzo I (401-417). È peraltro significativo che esso compaia proprio a breve distanza di tempo dall'editto del 395, con il quale Teodosio soppresse il paganesimo, facendo del cristianesimo la religione ufficiale dello Stato. Nel superbo mosaico, Cristo siede maestoso, al centro, come un re su un trono dorato, con in mano un libro nel quale si legge "Dominus Servator Ecclesiae Pudentianae" ossia "il Signore ha salvato la chiesa di Pudente", riferito, sicuramente, al fatto che l'edificio sacro non venne toccato dai Visigoti di Alarico, durante il sacco del 410. Il mosaico probabilmente fu commissionato come divulgazione al popolo del contenuto dell'opera "La Città di Dio" di S.Agostino, scritta in quel periodo, ed a consolazione dei cristiani romani, sconvolti dall'evento. Sant'Agostino metteva a confronto i concetti della Città dell’Uomo, caduca, con la Città di Dio, con il Cristo seduto sul trono imperiale di Costantino, quindi nuovo “Imperatore del Mondo” circondato dagli Apostoli vestiti da senatori e dunque Nuovo Senato di questa Città. Probabilmente, era questo il messaggio che il mosaico di Santa Prassede voleva trasmettere ai cristiani di Roma.


Cioè che alla crisi della civiltà romana e della Città Eterna, si sarebbe sostituito l’eterno splendore della Città di Dio.
 Ai lati, divisi in due schiere, si vedono gli apostoli, ma se fate attenzione e li contate, ve ne mancheranno due. Dal 1588, infatti, sono stati ridotti al numero di dieci da quello scellerato di Francesco Cipriani detto il Volterra che, per conto del cardinale Enrico Caetani, mutilò la composizione per rimpicciolirla. Tra le altre cose, per fortuna scamparono al piccone dell’architetto le due enigmatiche figure femminili del gruppo, la cui identità è fonte di eruditi e appassionati confronti: secondo alcuni sarebbero le sante Pudenziana e Prassede; secondo altri, invece, rappresenterebbero la “Chiesa dei Giudei” e la “Chiesa dei Gentili”, cioè i templi dei cristiani e quelli degli ebrei. Un’altra intrigante questione, riguarda il magnifico panorama, affollato di costruzioni alla maniera classica, che appare sullo sfondo. La domanda che arrovella gli esperti è a quale città appartengano quei monumenti. Da un lato c’è chi pensa a Gerusalemme che, in effetti, sembrerebbe dominata dall'altura del Golgota. Dall'altro, ed è la tesi che ci piace di più, è stato proposto di riconoscervi una veduta dell’antico quartiere della Suburra, il futuro rione Monti.




(Margherita Navel - A Roma si racconta che...)
(Gabriella Serio - I Tesori nascosti di Roma)
(stpudenziana.org/storia)

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