La Meta Sudans

agosto 24, 2020


Foto Claudio Lugi

Tra l’arco di Costantino e il Colosseo, si trova un curioso mucchio di ruderi disposti in un’area circolare. È quel che resta di un ingegnoso monumento sopravvissuto a due millenni di storia e distrutto dal regime fascista, paradossalmente nell'intento di donare più visibilità e lustro alle antiche rovine. Negli anni Trenta, infatti, il duce fece spianare l’area per permettere il transito agevole delle parate militari che da via di San Gregorio transitavano sotto l’arco e sfilavano accanto al Colosseo fino a via dei Fori Imperiali. Durante i lavori, però, i resti della base della colossale statua di Nerone, quella che ha donato il soprannome Colosseo all'Anfiteatro Flavio, andarono perduti insieme a quel che rimaneva della Meta Sudans.

Foto Internet
Risale all'anno 80 d.C. ed è rimasta intatta per secoli: ne abbiamo testimonianza in moltissime stampe, mappe e acquerelli e persino in diverse monete romane in cui è raffigurata vicino al Colosseo. Era una fontana alta quasi venti metri, a forma di cono, con una sfera sulla sommità. Tutta la superficie trasudava acqua, attraverso piccole nicchie, che si raccoglieva in un bacino circolare alla base. Molte rappresentazioni ritraggono la Meta con uno zampillo in cima, ma probabilmente il nome Sudans deriva proprio da svariati rigoli che scendevano lungo la forma conica, creando un particolare effetto brillante quando splendeva il sole. Il nome Meta era dovuto al fatto che ricordava il punto di svolta delle bighe durante le gare nei circhi, a forma di cono proprio come la fontana.

Ricostruzione della Meta Sudans - Foto da Internet
Si racconta, inoltre, che i gladiatori si recassero presso la fontana per lavare le ferite dopo i cruenti combattimenti nel Colosseo, un momento per bagnare i muscoli e tuffarsi nella folla trionfante che qui accorreva per vedere i vincitori da vicino in atteggiamento informale. Si pensa fosse posizionata esattamente su uno degli angoli della Roma Quadrata, ovvero del muro eretto da Romolo per fondare la città e segnarne i sacri confini. Era anche il punto di incrocio di due importanti strade: una che sfilava sotto l’arco di Tito e l’altra sotto quello di Costantino. Sempre qui, infine, confinavano ben 4 delle 14 regioni in cui Augusto divise l’Urbe.

(Claudio Colajacomo – I love Roma)


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