I Musei Capitolini

gennaio 19, 2021

Visto che nell’articolo precedente abbiamo parlato della Piazza del Campidoglio, una visita ai Musei Capitolini è d’obbligo. È il museo pubblico più vecchio del mondo e la sua collezione è seconda solo a quella dei Musei Vaticani. Ma perché “Musei Capitolini”? Perché al plurale? Si parla di musei capitolini (e non di museo) perché nel XVIII secolo Benedetto XIV aggiunse una collezione di pitture, provenienti per lo più da due importanti collezioni private, la Sacchetti e la Pio, fondando così la Pinacoteca Capitolina. Ma andiamo con ordine. Nel 1471 papa Sisto IV fece dono al popolo romano di un gruppo di statue di bronzo, fino ad allora conservate in Laterano.


Tra queste si trovava anche la famosa Lupa capitolina, sicuramente il pezzo più simbolico e di maggior valore dell’intera collezione. Nel corso dei secoli altri pontefici continuarono a fare omaggio di oggetti preziosi ed arricchire così la collezione del museo, che divenne però pubblico solo nel 1734, con papa Clemente XII, un grande appassionato d’arte, che acquistò la collezione di statue del cardinale Albani e aprì il museo a tutti i cittadini. Hanno sede nel palazzo Nuovo e nel palazzo dei Conservatori, collegati fra loro dalla Galleria Lapidaria, parte del Tabularium posta sotto il palazzo Senatorio, che ospita una collezione di epigrafi comprendenti ex voto ed epitaffi.


Le opere esposte hanno uno stretto legame con Roma e formano una delle più importanti collezioni d’arte classica al mondo. L’Appartamento dei Conservatori è riccamente affrescato con storie dell’Urbe; nell’Aula Grande, detta degli Orazi e Curiazi, dal soggetto di uno degli affreschi, si tenevano le udienze del Consiglio Pubblico.


Un recente restauro ha restituito l’antica bellezza a questo salone, nel quale, entrandovi, si prova una grande meraviglia: le pareti sono affrescate da Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, che eseguì gli affreschi a partire dal 1595. Sono scene tratte dai racconti dello storico Tito Livio, sulla storia delle origini di Roma. I lavori sarebbero dovuti terminare per il Giubileo del 1600, ma nel 1613 erano pronti solo i primi tre cicli: "Ritrovamento della lupa con Romolo e Remo", "Battaglia di Tullo Ostilio contro i Veienti e i Fidenati", "Combattimento tra gli Orazi e Curiazi".


I lavori vennero interrotti e ripresero poco più di venti anni dopo, con il "Ratto delle Sabine", "Numa Pompilio istituisce il culto delle Vestali e dei sacerdoti" e "Romolo traccia il solco della Roma quadrata", per finire intorno al 1939. Si fronteggiano nella sala, lungo i due lati corti due magnifiche statue di Papi: una, in marmo, scolpita da Gian Lorenzo Bernini, che raffigura Urbano VIII Barberini;


l’altra, in bronzo, del suo successore, Innocenzo X Pamphilj, opera dello scultore Alessandro Algardi.


Nelle sale successive, sempre magnificamente affrescate, troviamo sculture varie e antichi bronzi, fra cui: nella Sala dei Trionfi, "lo Spinario", il famoso e paziente bambino che si sfila una spina dal piede e il "Bruto capitolino";


nella Sala a lei dedicata, la celeberrima "Lupa capitolina", posta al centro della stanza;


nella Sala delle Oche, le anatre bronzee, che ricordano la leggenda delle oche capitoline che, dando l'allarme, salvarono Roma dall'invasione dei Galli, un busto di Michelangelo e la bellissima "Testa di Medusa" del Bernini;


infine, nella Sala delle Aquile, addossata ad una parete, su una base antica, è la Diana Efesina, copia della statua di culto del santuario di Artemide ad Efeso, scultura in marmo con estremità in bronzo, caratterizzata dalla presenza di fiori, api e simboli di fertilità.


Per accedere al primo piano del Palazzo dei Conservatori, passiamo ora attraverso il suggestivo cortile, ricco di monumentali elementi architettonici e frammenti di sculture colossali antiche, come i frammenti marmorei della statua colossale di Costantino,


rinvenuti nel 1486 nella Basilica di Massenzio al Foro Romano e i rilievi con Provincie e trofei d’armi, provenienti dal tempio dedicato all’imperatore Adriano divinizzato, tutt’ora esistente a Piazza di Pietra.


Sulla parete di fondo, sotto il portico progettato da Alessandro Specchi, un gruppo scultoreo di notevole importanza: “la Dea Roma” e i due “Barbari prigionieri” della collezione Cesi. Salendo lo scalone che conduce ai piani superiori, possiamo ammirare una quantità di grandi rilievi storici, che decoravano importanti monumenti pubblici. Il primo piano comprende le Sale Castellani con la splendida collezione,


costituita da materiali ceramici arcaici databili dall’VIII al IV secolo a.C. e le porcellane della collezione Cini; le splendide sale degli Horti, con capolavori come il busto di “Commodo come Ercole”, degli Horti Lamiani, o la “statua di Marsia” degli Horti di mecenate,


ma soprattutto la maestosa statua equestre di Marco Aurelio, posizionata nella nuova aula vetrata nell’ex cortile del palazzo annesso a Palazzo dei Conservatori,


dove sono posizionati anche i resti del colosso bronzeo di Costantino,


l’Ercole in bronzo dorato e i blocchi di tufo appartenuti al basamento del Tempio di Giove Capitolino.


Al secondo piano troviamo la Pinacoteca capitolina, che ospita dipinti che vanno dal tardo Medioevo al Settecento, con autentici capolavori di Caravaggio,


del Guercino, con il meraviglioso dipinto del "Seppellimento di Santa Petronilla" che domina al centro della sala omonima. 
Realizzata per la Basilica di San Pietro, fu poi trasferita al Palazzo del Quirinale, requisita dalle truppe napoleoniche e portata a Parigi, al Louvre; riportata in Italia, da Antonio Canova, venne collocata nei Musei Capitolini nel 1818.


E ancora, opere di Tiziano, di Rubens, di Guido Reni, a cui appartiene il dipinto "San Sebastiano",


di Pietro da Cortona, al quale è dedicata un'intera sala e, dovendo sceglierne una, non posso non scegliere "Il Ratto delle Sabine",


e tanti, tanti altri. Nel Novecento fu acquisito Palazzo Caffarelli e integrato al più antico nucleo del Palazzo Clementino, inserito nel percorso museale dal Duemila e comprende oltre ad una sala dedicata al Medagliere capitolino,  ovvero una collezione di monete, medaglie e gioielli,  anche la collezione di glittica Santarelli, l’interessante Sala degli Affreschi e la sala del Frontone, che custodisce la ricomposizione del frontone in terracotta di un tempio romano della metà del II sec. a. C., rinvenuto in Via di San Gregorio. Per andare verso Palazzo Nuovo, passiamo ora attraverso la suggestiva Galleria lapidaria,


una struttura sotterranea che, come abbiamo detto, collega i due edifici e che conduce anche al Tabularium dove è visibile il Tempio di Veiove e da dove si può ammirare uno straordinario panorama sul Foro Romano.


Anche le sale di Palazzo Nuovo sono ricche di opere e capolavori, alcuni dei quali frutto del collezionismo delle grandi famiglie nobili. Troviamo la ricca collezione egizia, la sensuale Venere Capitolina,


le sale dei Filosofi, dove sfilano busti di poeti, filosofi e oratori, la sala degli Imperatori,
 

il Galata morente, sublime rappresentazione della sconfitta,


e la statua di Amore e Psiche, da un originale greco del II secolo a.C.


A causa di alcune infiltrazioni d’acqua, negli anni Novanta del secolo scorso, alcune sale furono temporaneamente chiuse al pubblico e le opere trasferite presso la Centrale Montemartini di via Ostiense, dove hanno però trovato una suggestiva collocazione, divenendo cosi una seconda sede dei Musei.  Sono pezzi antichi provenienti in gran parte da scavi successivi all’Unità d’Italia. Ovviamente questo pubblicato è un'infinitesima parte dello straordinario patrimonio conservato in questi musei. Spero solo di aver acceso in voi il desiderio di andarli a visitare al più presto, appena questo sarà di nuovo possibile...io non vedo l'ora! 


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(museicapitolini.org)

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