La tomba di Giulio Cesare

agosto 11, 2020


Per i romani l’eternità era un privilegio che non si conquistava automaticamente con la morte, ma che poteva e doveva essere raggiunta in vita, attraverso imprese da tramandare nei secoli, per tenere viva per sempre la memoria. Una delle condanne più terribili era, infatti, la Damnatio Memoriae, la cancellazione totale del nome da ogni opera, documento e persino dal racconto tramandato a voce. Era come minimizzare la vita di un uomo o di una donna e condannarli a non essere ricordati dai posteri. Nulla da lasciare in eredità oltre la morte. Tra i personaggi che subirono questa condanna, troviamo Caligola, Nerone e Domiziano. Quest’ultimo è stato salvato dall'antica condanna in tempi moderni, quando il comune di Roma ha fatto incidere sulla targa di piazza Navona, la dicitura Stadio di Domiziano. Senza dubbio, numerosi sono i personaggi dell’antica Roma ad avere meritato l’eternità della memoria. Per esempio, i nomi degli imperatori romani sono conosciuti in tutto il mondo, le loro statue si trovano ovunque. Le gesta sono incise nel marmo dei monumenti, le loro imprese hanno segnato la storia dell’umanità. A Roma esiste un luogo, nascosto tra i ruderi del Foro Romano, dove l’eternità si rivela nel significato più profondo.


Lungo il percorso dell’antica via Sacra, nel punto di incrocio con la strada che scende dall'ingresso principale, esiste una bassa costruzione ridotta ormai in rovina, dentro la quale si può ammirare una specie di altare in mattoni. Se entrate, troverete dei fiori lasciati lì spontaneamente dai visitatori, come per decorare una tomba.


Rappresenta il punto in cui, nel marzo del 44 a.C., fu cremato il corpo di Giulio Cesare tra la commozione generale e la folla in lacrime. Riuscire ad emozionare lo spirito dei viventi, dopo una breve vita vissuta più di duemila anni fa… questa è l’eternità!


(Claudio Colajacomo - Il giro di Roma in 501 luoghi)

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