A casa di un "sovrano"

febbraio 29, 2020


Piazza San Silvestro, fino a qualche anno fa, era la piazza di parcheggio capolinea di bus e taxi e di conseguenza luogo di appuntamento per noi adolescenti che ci recavamo in centro. Ora, diventata totalmente pedonale tenta di ritrovare in qualche modo la sua identità. 


Le fa da sfondo la ricercata facciata del Palazzo delle Poste, un ex convento confiscato alle istituzioni religiose subito dopo l’Unità d’Italia. 


Dopo un sommario restauro si trasformò nella “la Posta più bella d’Italia, mentre nei sei medaglioni delle eleganti bifore, che corrono al primo piano, vennero raffigurati i membri della dinastia sabauda, appena entrata in città.


Le Clarisse di Santa Chiara, ultime inquiline del convento, dovettero cedere il posto ai nuovi venuti. Non più il canto comunitario delle laudi, ma solo le vigorose timbrate dei solerti postini, turberanno da allora la quiete del vecchio ambulacro, che ancora si distingue negli uffici interni.


La piazza prende il suo nome dalla Chiesa di S. Silvestro, attigua al palazzo che conserva, vero o fasulla che sia, la reliquia della testa di S. Giovanni Battista.


Nella piazza si trovava, fino ai primi anni del Novecento, una statua del poeta Metastasio, proprio di fronte all'ingresso del palazzo, poi spostata in piazza della Chiesa Nuova, probabilmente per questioni di traffico. Imboccando via della Mercede si va verso il posto che oggi ci interessa. In realtà è solo un portone di un palazzo, imponente ma anonimo, ma non lo era certo colui che lo abitava e al quale andremo a rendere omaggio.


C’è una targa vicino al civico 12 che parla di “sovrano dell’arte” e si riferisce al grande Gian Lorenzo Bernini. Peccato che la targa è posta accanto al civico sbagliato:"QUI VISSE E MORÌ GIANLORENZO BERNINI SOVRANO DELL'ARTE AL QUALE SI CHINARONO REVERENTI PAPI, PRINCIPI, POPOLI. IL COMITATO PER LE ONORANZE CENTENARIE COL CONCORSO DEL COMUNE POSE VII DIC MDCCCXCVIII" (1898) In realtà entrambi i due edifici, ai civici 11 e 12, facevano parte delle proprietà dei Bernini, ma Gian Lorenzo aveva la sua abitazione e il suo studio in quello al civico 11, dove morì nel 1680. Pensare che lì visse e morì uno dei più grandi scultori, l’architetto più amato che ci ha lasciato una città piena delle sue opere meravigliose, mette i brividi. Entrava e usciva proprio da quel portone e lo possiamo immaginare mentre si dirige a piedi verso San Pietro, passando proprio per piazza San Silvestro, per andare a controllare i lavori del colonnato. 

(Rinaldo Gennari - Stravaganze romane)
(romasegreta.it)

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