Le Mura Aureliane

dicembre 14, 2020

 

Si tratta di uno tra i più grandiosi e spettacolari monumenti del mondo, eppure è tra i meno conosciuti e visitati. In altre città vi si organizzerebbero gite e tour guidati con tanto di periplo a bordo di pullman. Da noi, invece, questi superbi resti del passato passano quasi inosservati e c’è persino chi li considera soltanto un impedimento alla circolazione. Oggi, approfittando della bellissima giornata, armata di macchinetta e di pazienza, sono andata alla scoperta del loro tracciato e delle numerose porte e posterule da cui si accedeva alla città. Nel III secolo d.C. l’imperatore Aureliano ordina la nuova fortificazione che sarà portata a termine in tutta fretta, dal 271 al 275. Da secoli il sacro suolo dell’Urbe si trovava praticamente sprovvisto di difese. Il vecchio recinto Serviano non solo era divenuto obsoleto, ma era stato abbondantemente scavalcato dallo sviluppo di una città che si pensava immune da qualsiasi attacco. Ma i tempi erano molto cambiati e ormai orde di nemici imperversavano e si erano incredibilmente avvicinate. Bisognava far presto. Il nuovo circuito venne costruito tenendo ben presente due fattori: il primo, ovviamente, il tempo; il secondo, la necessità di contenere i costi, vista la difficile crisi che gravava sulle casse dello Stato.


Fu così che l’imperatore e i suoi ingegneri adottarono un’ingegnosa strategia. Per prima cosa, il percorso della possente fortificazione, molto più ampio della precedente, venne fatto passare il più possibile su terreno di proprietà demaniale (è stato calcolato circa il 40% dell’intero perimetro) in modo da evitare espropri costosi; quindi, venne organizzato il cantiere su più fronti, con le corporazioni urbane di muratori impegnate contemporaneamente in diversi settori; infine – è uno dei punti più interessanti – si decise di sfruttare le costruzioni preesistenti. Si è calcolato che su diciannove chilometri del circuito complessivo, circa sette siano stati risparmiati mettendo in pratica questo sistema. Tra i casi più eclatanti c’è l’anfiteatro Castrense, solo di pochi decenni anteriore alle mura, che si vede chiaramente inglobato nel tratto presso Santa Croce in Gerusalemme: gli furono chiuse tutte le arcate del lato esterno e il risultato fu di ottenere una sorta di torre aggettante.


Un vero e proprio baluardo si ricavò dalla caserma delle guardie personali dell’imperatore, i Castra Praetoria, cui vennero tamponate tutte le porte dei lati nord ed est. Ben ottocento metri di costruzioni ex novo si evitarono, poi, sfruttando le sostruzioni degli Horti Aciliorum, le quali, dopo aver ceduto subendo un vistoso inclinamento, presero il nome di Muro Torto.


E non sfuggirono alla fagocitante macchina imperiale neppure le insulae, gli acquedotti e le tombe monumentali. Per le prime, un chiaro esempio è in via di Porta Tiburtina, dove si vede inserita nelle mura la facciata di un grande edificio con ancora due file di finestre (murate) e le mensole che dovevano aver sostenuto un balcone.


Porta Maggiore venne ricavata interamente da due arcate dell’acquedotto Claudio che scavalcavano in quel punto le vie Labicana e Prenestina. Per quanto riguarda i sepolcri, un bel problema rappresentò la Piramide Cestia. Impossibile rimuoverla a causa della sua inviolabilità in quanto tomba. Difficile, per via delle dimensioni, inglobarla completamente come avvenne nel caso del sepolcro del fornaio Eurisace, che rimase nascosto per secoli in una torre intermedia della Porta Maggiore. Perfetta, tuttavia, si prestava per divenire un bastione. Venne allora inserita, ma impedì, e solo in quel punto, il giro di ronda: ai militari di guardia non toccò fare altro che scendere, girarci intorno e risalire.


Le Mura Aureliane sono alte 6 metri e larghe poco meno di 4; all’incirca ogni 30 metri si erge una torre a pianta quadrata, dove in cima venivano posizionate le armi, mentre torri più semplici sono inserite tra due strutture primarie. A quell’epoca si calcola che le mura circondassero Roma per ben 19 chilometri, un’opera imponente che venne ulteriormente fortificata nei secoli successivi da Massenzio, Onorio e Arcadio, e in seguito, nel periodo bizantino, da Belisario, fino al Rinascimento con interventi ordinati dai pontefici, tra cui nel XVI secolo l’edificazione nella zona di Porta San Sebastiano, dei bastioni progettati da Antonio da Sangallo il Giovane.


La fortificazione è inespugnabile: 383 torri, 7020 merli, 5 postierle principali, 116 latrine e ben 2.066 finestre, oltre alle 17 porte, molte delle quali ancora visibili, anche se ad alcune è stato modificato il nome: Flaminia, Pinciana, Salaria, Nomentana, Chiusa, Tiburtina, Prenestina, Asinaria, Metronia, Latina, Appia, Ardeatina, Ostiense, Portuense, Aurelia, Settimiana, Cornelia, di cui vi parlerò, una alla volta, nei prossimi giorni. Oggi la monumentale opera misura circa 12 chilometri e il suo stato di conservazione è notevole. Tra le tante storie che si tramandano sulla cinta muraria c’è quella legata alle torri di via Po dove si notano i segni di una palla di cannone, una delle tante sparate nel 1870 dall’esercito italiano per liberare Roma dal potere della Chiesa.


(Gabriella Serio - Curiosità e segreti di Roma)
(Sabrina Ramacci - 1001 cose da vedere a Roma almeno una volta nella vita)

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