Il Marco Aurelio del Campidoglio

aprile 28, 2020


Si tratta dell’unica statua equestre romana sopravvissuta a quasi duemila anni di storia e in perfetto stato di conservazione. Fu eretta nel 176 d.C. in un luogo a noi sconosciuto. Dopo il posizionamento al Laterano, fu definitivamente trasferita sul colle Campidoglio, nel Cinquecento, come ornamento della piazza realizzata da Michelangelo. Per secoli si è creduto che l’imperatore a cavallo non fosse Marco Aurelio, ma Costantino perché con la mano destra sembra compiere il gesto della benedizione del papa. Costantino fu, infatti, il primo imperatore a convertirsi al cristianesimo e a riconoscere la religione cristiana come quella ufficiale dell’Impero Romano. L’equivoco salvò la statua da distruzione sicura, così come avvenne per tanti altri monumenti della città. L’imperatore in atteggiamento cristiano rappresentava la continuità tra l’Impero Romano e la chiesa, un’occasione propagandistica troppo ghiotta per essere sprecata. Tanti anni e tanta fama non potevano rimanere immuni da racconti e leggende popolari, tra le quali sono da ricordare due, tra le più bizzarre. Si raccontava che nelle notti d’estate la statua equestre emettesse rumori grevi e baritoni, come se fosse viva. Il fenomeno è collegato all'acqua che, nelle giornate di pioggia, si raccoglieva nella pancia del cavallo facilitando la nascita di girini, che in estate divenivano ranocchie gracidanti. Non è certo, ma non è da escludere dato che la statua, realizzata in bronzo, è cava all'interno. La seconda storia è legata a infausti presagi. Guardando la testa del cavallo, si possono notare i ciuffi della criniera che rimandano al profilo di una civetta poggiata tra le orecchie. Non si conosce l’origine della leggenda, ma si continua a ripetere da secoli che la civetta canterà preannunciando la fine del mondo e volerà via quando tutta la statua tornerà interamente in oro”. Se ciò dovesse accadere il pennuto prenderebbe vita all'interno dei musei capitolini, perché qui si custodisce l’originale dal 1981. Nonostante la statua della piazza sia una copia fedelissima vale la pena andare a vedere l’originale.


Oltre all'emozione di ammirare un’opera d’arte di duemila anni, si possono apprezzare ancora di più la bellezza e l’armonia, che la copia riesce a rendere solo in parte. L’occasione sarà utile anche per dare uno sguardo alla civetta e assicurarsi che, nel frattempo, non si sia animata!

(Claudio Colajacomo - Il giro di Roma in 501 luoghi)

You Might Also Like

0 commenti

POST POPOLARI

ARCHIVIO