Il lago sotterraneo della Cancelleria

ottobre 13, 2020


Tra le meraviglie poco conosciute del sottosuolo della Capitale c’è anche un vero e proprio laghetto dove mai ve lo sareste immaginato. Riposa tranquillo sotto uno degli edifici più monumentali del centro storico per la cui costruzione vennero utilizzati perfino i marmi del Colosseo, della Villa dei Gordiani e di altri monumenti antichi: parliamo del Palazzo della Cancelleria.


La scoperta venne fatta casualmente alla fine degli anni Trenta del Novecento, durante una serie di lavori di consolidamento nei sotterranei di quella che fu la residenza del cardinale Riario. La sorpresa fu grande anche perché insieme alle acque limpide del lago, profondo tra i tre e i sei metri, vennero fuori altri tesori. 


Più che altro vi giacevano sommersi ed erano importanti resti archeologici. Si trovò, innanzi tutto, un tratto dell'Euripus, il canale a cielo aperto che staccandosi dallo stagnum Agrippae – il lago artificiale utilizzato come piscina delle Terme di Agrippa – traversava tutto il Campo Marzio e si gettava nel Tevere, in prossimità di Ponte Vittorio Emanuele. Dell’antico canale, nel corso degli anni, erano stati individuati resti in più luoghi, ma quelli sotto Palazzo della Cancelleria sono ancora oggi gli unici visitabili. Fu proprio a causa dell’ostruzione dei suoi sbocchi, una volta caduto in disuso, che si venne ad allagare tutta quest’aera e si formò il suggestivo lago alimentato anche dall'acqua di falda.  


Per gli archeologi, l'Euripo aveva le sponde di marmo ed era attraversato da ponticelli pedonali a sbalzo che poggiavano su mensole di travertino. Curiosa la notizia, riportata da Seneca, secondo cui i romani erano soliti tuffarvisi alle calende di gennaio (cioè il primo del mese), per salutare così l’inizio del nuovo anno. Anche l’altro edificio sommerso era in parte già noto. O meglio, se è vero che se ne conosceva l’esistenza, se ne ignorava, fino al momento della scoperta, l’esatta localizzazione. Le fonti antiche, infatti parlano spesso di Aulo Irzio, il valoroso generale romano a cui il Senato fece erigere, a proprie spese, una tomba in Campo Marzio, dove, di preciso, non è dato sapere. 


Di lui raccontano che fu luogotenente di Giulio Cesare in Gallia e che probabilmente scrisse, per conto di questi, tutto l’VIII libro del De Bello Gallico. Morto Cesare (44 a.C.) assunse un atteggiamento moderato, sostenendo il Senato contro le degenerazioni delle lotte fra cesariani e congiurati. Eletto console nel 43 a.C., volle schierarsi con Ottaviano combattendo contro Marco Antonio a Modena. Lì però cadde quando la vittoria era ormai certa. E così in sua memoria il Senato gli dedicò il sepolcro e, accanto, vi fece erigere anche quello del console Gaio Vibio Pansa Cetroniano, morto durante lo scontro a fianco di Irzio. Del monumento funerario di Pansa, non trovato, era già nota l’iscrizione rinvenuta alla fine dell’Ottocento lungo corso Vittorio Emanuele. Quello di Irzio, invece, è stato indagato per più della metà, mentre il resto si trova ancora sepolto sotto il cortile della Cancelleria. 


È costruito in laterizio e composto da un basamento in tufo coperto con un tetto a doppio spiovente in travertino che affiora dall'acqua del lago. Il nome del defunto è chiaramente indicato nei quattro cippi in travertino infissi nel muro ai quattro angoli della tomba: “A. Hirtium”.

(Gabriella Serio – Curiosità e segreti di Roma)

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