La Chiesa di Santa Passera

maggio 17, 2021

A Roma, si sa, può succedere di tutto. Anche che, in una zona caotica e periferica come può essere via della Magliana, fra casette diroccate e capannoni industriali, si trovi una antichissima chiesetta, dedicata ad una santa che non esiste e il cui nome potrebbe sembrare, a qualche buontempone, addirittura uno scherzo: Santa Passera. Siamo in quella zona dove, nel 1966, Pasolini girò, con Ninetto Davoli e Totò, quel capolavoro di film che fu “Uccellacci e uccellini”. L’atmosfera è quella di un viottolo di periferia, ma la chiesa risale al 402, costruita, sopra ad un sepolcro romano ancora più antico, dalla matrona romana Teodora, che volle seppellire in questo luogo le spoglie dei santi Ciro e Giovanni, martirizzati ad Alessandria, sotto Diocleziano, e portate a Roma dall’Egitto per preservarle da ipotetiche invasioni arabe.


La chiesa per molto tempo si chiamò Sancti Cyri e Joannis, per poi passare al titolo Abbas Cyrus, ossia Padre Ciro. E da qui, probabilmente, possiamo tentare di risolvere l’enigma dello strano nome odierno. Con il passare dei secoli, le storpiature popolari trasformarono Abbas Cyrus in Abbaciro, poi Appaciro, Appàcero, Pàcero e infine Passera. In un documento del XIV secolo viene citata la chiesa di Santa Pacera, che poi diventerà Santa Passera, una santa che non esiste. È proprio di questo secolo l’aspetto odierno della chiesa, ma nei sotterranei troviamo ancora molte parti della vecchia chiesa. Alla facciata si accede tramite una doppia rampa di scale, il portale è semplice, con sopra una finestra con grata in pietra e motivi geometrici.


Come abbiamo detto è composta di tre piani sovrapposti: l’attuale chiesa che vediamo dall’esterno, una cripta oratorio, che corrisponde all’antica chiesa dove furono traslati i due santi e, infine, un ambiente ipogeo che corrisponde ad un’antica tomba, probabilmente romana.  Nella cripta, intono all’anno 1000, venne aperto un ingresso sul cui architrave campeggia una bellissima epigrafe che ricorda il trasferimento dei martiri: “Qui risplendono i santi corpi di Ciro e Giovanni che un giorno la grande Alessandria dette a Roma”. 


L’interno è a pianta rettangolare ad un’unica navata con soffitto ligneo. Nonostante la sua posizione suburbana, le pitture che la decorano dimostrano che godeva di una rilevante importanza, anche se ormai quasi totalmente cancellate. Alcune di esse, molto probabilmente, furono realizzate dagli stessi pittori bizantini, che venuti a Roma durante il periodo dell’iconoclastia, decorarono la chiesa di Santa Maria Antiqua nell’VIII secolo.


Anche nell’ipogeo, che fu riscoperto solo nel 1904, l’antica decorazione pittorica è quasi totalmente andata perduta, a causa anche delle innumerevoli piene del Tevere, oltre che da quanti hanno cercato, nel tempo, di trafugare le reliquie dei martiri.

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(Sabrina Ramacci - 1001 cose da vedere a Roma)
(Claudio Colajacomo - Il giro di Roma in 501 luoghi)
(romatoday.it)
(prolocoroma.it)

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