Il Presepe più antico

dicembre 05, 2020


Sono in pochi a saperlo ma a Roma si trova quello che è considerato il presente più antico del mondo. È nella chiesa di Santa Maria Maggiore e si tratta di una bellissima rappresentazione della Natività scolpita da Arnolfo di Cambio alla fine del 1200. Otto statuette dove con Maria e Giuseppe e il Bambinello compaiono anche il bue, l’asinello e i Magi. Figure un po’ tozze, quasi elementari, che sanno di Medioevo e di sana semplicità. Il grande architetto e sculture fiorentino le realizzò su commissione di Niccolò V (1288-1292), primo francescano a salire sul soglio pontificio, particolarmente devoto al culto della Natività come insegnato da Francesco d’Assisi a Greggio (Rieti) dove, nel 1223, il santo aveva allestito una rievocazione sacra della nascita di Gesù, in altre parole il primo presepe vivente della storia.


Oltre a celebrare il presepio di Greggio, dunque, il gruppo scultoreo, chiesto dal papa ad Arnolfo, voleva anche rendere omaggio alle sacre reliquie della culla-mangiatoia e ad alcuni frammenti delle fasce che avvolsero Gesù, oggetti gelosamente custoditi, fin dal VII secolo, in un ambiente della basilica mariana per questo motivo detta in passato anche Santa Maria in Praesepe. Purtroppo, non si conosce esattamente la disposizione originaria dei pezzi perché questi subirono diverse manomissioni nel corso dei secoli. Inizialmente, infatti, l’opera era custodita in un antico sacello dedicato al culto della sacra grotta, la Cappella del Presepe appunto, dove probabilmente occupava tutto lo spazio disponibile creando in tal modo un effetto di coinvolgimento per il visitatore che, entrando, veniva anche lui a far parte della scena. Così rimase fino alla fine del Cinquecento quando, con Sisto V, vennero avviati nella chiesa grandi lavori di ristrutturazione e all'architetto Domenico Fontana fu affidata la costruzione di una grande cappella (del Sacramento o Sistina) in sostituzione dell’antica. In quell'occasione il presepe venne rimosso e riposizionato nella cripta sottostante subendo nel trasloco alcuni danneggiamenti e nei secoli seguenti perfino la perdita di alcuni pezzi.


Degli otto superstiti, poi, non tutti risalgono alla mano arnolfiana. La figura della Madonna col Bambino, per esempio, è stata a lungo ritenuta tardo-cinquecentesca, anche se recenti restauri sembrano aver dimostrato che si tratti in realtà della scultura originale ma “riscolpita” sul lato frontale secondo lo stile in voga nel 1590. Controversa è pure la paternità di due Magi, che poggiano su una lastra finemente decorata, realizzati seguendo l’iconografia dei magi “sapienti” forse da due allievi del maestro toscano. Il tocco di quest’ultimo emerge invece chiaramente nell'immagine del san Giuseppe poggiante le mani sul bastone, un uomo semplice che, come lo spettatore, assiste commosso alla scena divina. Il terzo Magio è una delle statuette più riuscite: raccolto in ginocchio, volge le spalle al pubblico mostrando la schiena e le piante dei piedi, in un gesto che abbraccia e coinvolge i presenti. E proprio dalla sua posizione e dall'andamento dello sguardo è stato possibile immaginare la prima figura della Vergine, realizzata secondo una tipologia altomedievale, come puerpera sdraiata sul fianco e volta a sinistra verso la mangiatoia con Cristo Bambino spiccante dal pavimento. Oggi questa Natività dall'eccezionale valore artistico è conservata nel Museo della Basilica. Ed è suggestivo pensare che proprio da quest’opera prese avvio la tradizione del presepe, che si rinnova di anno in anno rendendo uniche le festività natalizie.

(Gabriella Seriaìo - Curiosità e segreti di Roma)

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