Galleria Sciarra

giugno 06, 2020


Non si tratta di una galleria d’arte, ma di un’opera architettonica decorata ad arte, da ammirare come fosse un museo, passeggiando per le strade del centro storico. C’era un tempo, in passato, in cui esistevano eleganti circoli letterari dove ci si riuniva per “far cultura” e a Roma, di solito, erano i salotti degli aristocratici ad ospitarli. Uno di questi, nell'Ottocento, fu il Cenacolo Bizantino che col suo programma mirava al disimpegno ideologico e al culto della bella forma. Gli associati si riunivano intorno al principe Maffeo Sciarra, personaggio illustre nel mondo politico e culturale della Roma neo-capitale. Il principe vuole trasformare il palazzo di famiglia, per ospitarvi le redazioni dei giornali di cui è proprietario: il quotidiano “La Tribuna” e la rivista “Cronaca Bizantina”, il più celebre periodico dell’epoca, che vantava scritti inediti di autori famosi, quali Carducci, De Amicis, Pascoli e D’Annunzio, che ne fu anche direttore.


Nel 1885, quindi, incarica l’architetto Giulio De Angelis di abbellire il cortile del suo palazzo, mentre le pitture vennero eseguite da Giuseppe Cellini, che omaggia il Liberty e la Belle Epoque, con richiami alla pittura etrusca e rinascimentale. La Galleria Sciarra è usata oggi come passaggio pedonale (aperto solo nei giorni lavorativi) tra via dell’Umiltà e via Minghetti, nei pressi della Fontana di Trevi.


Sono in pochi, però, quelli che lo conoscono e sarà la mancanza di indicazioni, ma difficilmente il luogo richiama visitatori, tanto meno i frettolosi passanti. Eppure, una volta al suo interno, non si può non rimanere incantati dalla ricca decorazione pittorica in stile liberty, che riveste interamente tutte e quattro le pareti, sovrastate in alto da un grande lucernario in ferro e vetro.


Il filo conduttore è la visione della donna, come angelo del focolare, ritratta nelle più svariate occupazioni che, all'epoca, erano ritenute le attività della “donna perfetta”: il giardinaggio, il pranzo domestico, la musica, la conversazione galante, l’esortazione alla carità, la toeletta (sia mai la donna si presenti sciatta), il matrimonio (la zitella vale meno) la cura dei figli, con tanto di citazione di Virgilio “Bimbo riconosci tua madre col sorriso”… Poi ci si domanda il perché delle sessantottine!

Nella fascia superiore sono invece rappresentate le virtù considerate tipicamente femminili, come la Pudicizia, la Sobrietà, la Forza, l’Umiltà, la Prudenza, la Pazienza, la Bontà, la Fedeltà, la Misericordia …  Stranamente non c’è alcuna traccia della protagonista mondana, artefice di seduzione, cantata proprio da d’Annunzio e la cosa non deve essergli di certo sfuggita. A dirla tutta, secondo alcuni, si trattò di una decisa presa di posizione del Cellini contro il Vale e la sua Femme fatale. E se fosse così è, probabilmente, da leggere come una provocazione beffarda verso il poeta, quella di ritrovarlo nell'unica scena di una certa frivolezza, la conversazione galante, che si vede tra le composizioni della fascia inferiore.


In quest’affascinante galleria, interamente dedicata alla celebrazione del gentil sesso, non poteva poi mancare anche il richiamo a una Sciarra: per l’esattezza di tratta di Carolina Colonna Sciarra, madre di Maffeo, la cui sigla CCS compare su uno scudo accompagnato sui vani d’ingresso dallo stemma di famiglia con la sigla MS del principe mecenate.

(Gabriella Serio - I tesori nascosti di Roma)
(M. Silvia Di Battista - Roma curiosa: 40 luoghi da scoprire per le strade di Roma)
(Giulia Fiore Coltellacci - 356 giornate indimenticabili da vivere a Roma)
(Sabrina Ramacci - 1001 cose da vedere a Roma almeno una volta nella vita)

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