Piazza e Palazzo Montecitorio
febbraio 13, 2020Il luogo dove sorge il palazzo è
una collinetta generata nel corso dei secoli da materiali di scarico e vecchie
costruzioni. Nel 1653 papa Innocenzo X incarica il Bernini per la costruzione di una grande residenza per la famiglia Ludovisi (la nipote Costanza Pamphili aveva sposato il principe Niccolò). Bernini realizzò con grande abilità un palazzo che si integrava con l’assetto urbanistico preesistente. Palazzo
Montecitorio ha infatti una facciata in laterizio lievemente curva che sembra
seguire l’andamento della collina. Le decorazioni si ispirano a elementi naturali: pietre, foglie e rami. A causa di una lite per ragioni diplomatiche fra il papa
e il principe, i lavori rallentarono notevolmente e alla morte del principe,
nel 1664, si fermarono del tutto. Vennero ripresi venti anni dopo su incarico
di un altro Innocenzo, XII questa volta, in cerca di un'adeguata sede per la Curia Pontificia, che incaricò l’architetto Carlo
Fontana, il quale conservò la caratteristica facciata convessa, aggiungendoci il campanile a vela e i due portoni al lato del grande e solenne portale centrale. La
campana del campanile è però troppo piccola e viene sostituita dalla preziosa “Maria Antonia e
Innocenza”, un oggetto più imponente che per secoli verrà suonato per
richiamare l’attenzione dei romani. I due tondi laterali rappresentano la Carità e la Giustizia. Una curiosità: dal balcone sopra il portale
d’ingresso, fin dalla metà del Settecento, si svolgevano le estrazioni del
Lotto. Sorteggiava i numeri il “ruffianello”, un orfano in combutta con i
funzionari, almeno così vociferava il popolo. Dopo l’Unità
d’Italia, il Palazzo fu espropriato dal Regno d’Italia e destinato ad ospitare
la Camera dei Deputati. Era necessario però costruire una grande aula per le
riunioni dei Deputati. Inizialmente si optò per costruirla nel grande cortile
centrale. Fu realizzata in legno e vetro e denominata l’Aula “Comotto” dal nome
dell’architetto che la progettò. Ma ben presto si rivelò una scelta infelice:
durante l’estate era caldissima, mentre era gelida durante l’inverno e partecipare
alle sedute diventò un disagio quasi insopportabile. Cosi si decise per una
nuova costruzione, alle spalle del Palazzo, che fu affidata all'architetto Ernesto Basile,
il quale disegnò un edificio totalmente differente dal precedente, in stile
liberty e passando da Piazza Montecitorio a Piazza del Parlamento, si evidenzia
chiaramente la differenza di stile fra le due costruzioni.
Davanti a palazzo Montecitorio si erge l'obelisco di Psammetico II, che vi è
raffigurato con l'aspetto di una sfinge sdraiata; vi compaiono anche scarabei
alati che reggono il disco solare. L’obelisco fu portato a Roma da Augusto nel 10 a.C. e posizionato come gnomone della Meridiana di Campo Marzio e usato come orologio solare. Costruito nel VI secolo a.C. per secoli proiettò la sua ombra sull'Ara Pacis il 23 settembre, giorno di nascita dell’imperatore, fin quando, tra il IX e XI secolo d.C., fu danneggiato da eventi naturali e da invasioni barbariche. Interrato per secoli fu in parte recuperato da Sisto V agli inizi del Cinquecento, ma è solo nel Settecento, sotto il pontificato di Benedetto XIV che vengono recuperati altri blocchi dell’obelisco, poi restaurato sotto Pio VI, posizionato a Montecitorio e ripristinato come orologio solare a opera dell’architetto Giovanni Antinori. Il monolite in granito rosso raggiunge quasi 34 metri di altezza, considerando il basamento e il globo; da notare l’altorilievo in cui il genio del Campo Marzio innalza l’obelisco.
Nel 1998, a
seguito dei lavori di sistemazione di Montecitorio, l’obelisco ha perso la sua
funzione originale, ma nella piazza è stata inaugurata una meridiana in memoria
dell’antico Horologium Augusti. Forse non tutti sanno che in passato
questo punto di Roma ha visto la nascita del bugiardo più conosciuto del mondo
letterario: Pinocchio. Eh si, perché presso il civico 130 si trovava la
redazione del Giornale dei Bambini, il periodico su cui fu pubblicata per la
prima volta, a puntate, la Storia di un burattino, cioè la prima edizione di
Pinocchio. È qui che il suo autore, Collodi, affidò il proprio lavoro al direttore
del giornale, con queste righe di accompagnamento: “Ti mando questa bambinata,
fanne quel che ti pare, ma se la stampi, pagamela bene per farmi venir voglia
di continuare”.
(Wikipedia.it)
(Artwave.it)
0 commenti