Roma e i suoi demoni

febbraio 10, 2021

Anche se da più di duemila anni Roma è la città di Dio, i diavoli e i demoni pare che vi si siano sempre trovati bene, un po’ come a casa loro. Sono mille e più le storie e le leggende create dal fervido immaginario popolare intorno a queste oscure figure, che sembra amino aggirarsi tra i monumenti della città, celebri o meno che siano. E così troviamo lo zampino di Lucifero, per esempio, nel Colosseo, vero e proprio tempio infernale secondo un’antica leggenda riportata dal bolognese Armannino Giudice. Perfino l’appellativo del grande edificio, stando a questi, non deriverebbe dalla vicina statua di Nerone, il Colosso di trentacinque metri che ritraeva l’imperatore come Helios (il Sole), bensì dall’abitudine degli stregoni a rivolgere agli adepti la domanda “Colis eum?”, ovvero “adori lui?” in riferimento, ovviamente, al diavolo: e da qui al nome Coliseum il passo è breve. Che il vecchio anfiteatro sia stato covo di demoni ce lo dice anche Benvenuto Cellini, nel descrivere la “flatulenta” avventura di una notte in cui vi si era recato per assistere ad alcune manifestazioni demoniache; era in compagnia dell’amico Agnolino Gatti, che peraltro per la paura “fece una strombazzatura di corregge con tanta abundantia di merda, la quale potette più che la zaffetica” (una miscela di zolfo usata per esorcizzare) così che tutti i diavoli che infestavano il luogo scapparono semiasfissiati.


Pure intorno all’arcinoto Pantheon aleggiano storie misteriose di esseri infernali. Il “tempio di tutti gli dèi” venne convertito in chiesa di Santa Maria ad Martyres da Bonifacio VII il 13 maggio del 609. Si racconta che durante la solenne cerimonia furono viste alzarsi in volo “schiere di demoni atterriti, che cercavano di uscire nell’aria libera attraverso l’apertura della cupola. Il loro numero era pari a quello delle divinità pagane che avevano abitato il tempio, considerato fin da allora dai romani una vera e propria sede infernale”.


Tracce di Belzebù in persona ricorrono anche nella chiesa di Santa Sabina all’Aventino. A sinistra della porta d’ingresso, infatti, c’è la cosiddetta “pietra del Diavolo”, un masso di basalto nero sistemato su una colonnina tortile di marmo bianco. Si tratterebbe del ricordino del clamoroso liscio del diavolo sopra la testa dell’assorto san Domenico. La leggenda vuole che il santo ne avesse provocato l’ira per via della sua convinzione in Dio e della dedizione con cui si dedicava alla preghiera.


Accecato quindi dal furore, il demonio gli lanciò contro il pesante macigno che aveva rimediato dal tetto della chiesa. La pietra mancò Domenico, sfiorandolo appena, e il santo, tra l’altro, non si accorse di nulla e continuò serenamente a pregare; sul diabolico reperto, che altro non è che il peso di un’antica bilancia romana, sono visibili dei buchi tondeggianti, che sarebbero i segni degli artigli del diavolo e della violenta stretta di questi.


Un’altra tradizione medievale ci riferisce, poi, che un enorme Lucifero se ne stava comodamente seduto su un grosso e bucherellato rudere chiamato per l’appunto “Sedia del Diavolo”. Oggi è circondato dalle moderne costruzioni del quartiere africano, ma fino ai primi del Novecento spiccava ancora maestoso in mezzo alla campagna romana, dando effettivamente l’impressione di un colossale seggiolone diabolico. Perfino lo slargo che gli sorse attorno venne battezzato dal Comune “piazza Sedia del Diavolo”, nonostante fosse stato chiarito che si trattasse in realtà del sepolcro di un liberto di Adriano, tale Publius Aelius Callistion.


Ma la definizione diabolica godeva al tempo di una certa attualità visto che, trascurato dalla Soprintendenza, era divenuto anche un “refugium peccatorum”, ricovero di clochard e covo di meretricio per le prostitute che, nelle notti d’inverno, vi accendevano i fuochi per riscaldarsi. Presto però gli abitanti del quartiere intrapresero una battaglia su entrambi i fronti, quello del degrado e dell’infamante toponimo. E l’ebbero vinta, così che negli anni Cinquanta venne cancellata anche la dicitura “Sedia del Diavolo”, a favore del nuovo nome della piazza, Elio Callistio, dedicata, naturalmente, al liberto imperiale. 

(Gabriella Serio – Curiosità e segreti di Roma)

You Might Also Like

0 commenti

POST POPOLARI