La Fontana delle tartarughe

maggio 28, 2020


È un’opera d’arte giustamente ammirata in tutto il mondo, la fontana delle Tartarughe di piazza Mattei, realizzata nel 1585, probabilmente da Giacomo Della Porta e da sempre molto amata dai romani. La piazza non poteva che chiamarsi in questo modo, visto che su di essa si affacciano ben cinque edifici che la potente famiglia romana fece costruire nel corso dei secoli, al tal punto che la zona veniva indicata popolarmente come “isola dei Mattei”. Il fatto che questa meravigliosa opera non sia esplicitamente firmata e la rapidità con cui venne eseguita, generarono diverse leggende popolari, che come sempre, forse, hanno alla base un fondamento di verità. Secondo la più celebre di queste, il duca Muzio Mattei, rampollo della grande famiglia, che aveva perduto una parte notevole della sua fortuna al gioco, decise di sorprendere il futuro suocero con un coup de theatre e convincerlo a dargli in moglie la figlia, dopo una lunga resistenza. Decise così di far realizzare la fontana in una sola notte, proprio al centro dell’isolato dei palazzi che appartenevano alla sua famiglia.


La mattina dopo, convocati padre e figlia nella residenza nobiliare, senza dir nulla, li fece affacciare alla finestra, da cui si poteva ammirare l’opera appena realizzata, esclamando: “Ecco che cosa è capace di fare in poche ore uno squattrinato Mattei”. Naturalmente, secondo la leggenda, l’espediente ebbe successo e la giovane andò in sposa al duca, perfino con le scuse da parte del suocero diffidente, e la finestra, che era stata “testimone” del fatto, fu murata per porre fine alle chiacchiere.


La leggenda è però palesemente falsa, almeno per quanto riguarda le tempistiche: la fontana fu realizzata, infatti, come abbiamo detto, nel 1585, prima che venisse edificato il palazzo antistante, nel 1616. C’è allora chi ha affermato che in quella fatidica notte non avvenne la vera e propria realizzazione della fontana (del resto del tutto inverosimile), bensì il suo spostamento: l’opera, cioè, era già stata realizzata, ma si trovava in un posto diverso e nascosto (nell'isola dei Mattei o in qualche altro giardino privato) e il duca si limitò solo ad ordinare che fosse ricollocata nel centro della piazza, sotto le finestre del palazzo, per far colpo sulla famiglia della sua amata. Quel che è certo è che l’artefice della bellezza di questa fontana fu, oltre a Giacomo Della Porta, lo scultore Taddeo Landini, che realizzò le elegantissime figure dei quattro efebi di bronzo, eretti su conchiglie di marmo, che poggiano il piede su altrettanti delfini e con la mano sollevata spingono nella vasca quattro tartarughe.


È noto che nel progetto originario le tartarughe non comparivano: a saltare nella conca della fontana dovevano essere quattro delfini, questi, però, non furono mai messi in opera, a causa della scarsa pressione dell’acqua in quest’area, ed andarono ad ornare la fontana della Terrina a Campo de’ Fiori (oggi in piazza della Chiesa Nuova), fino a quando, nel 1662 per ordine di papa Gregorio XV, alla fontana fu posto il "coperchio", che ne determinò il nome e i delfini, tolti dal suo bordo, andarono perduti. Le tartarughe furono aggiunte nel corso di un restauro avvenuto nel 1658, per volere di papa Alessandro VII e sono opera di Andrea Sacchi o, più probabilmente, di Gian Lorenzo Bernini. Forse per questo, per il loro valore o semplicemente per la loro fama di animali-talismano, furono più volte rubate: la prima all'inizio del secolo scorso, nel 1906. Per fortuna, in questo come negli altri casi, furono sempre ritrovate. L’ultimo furto avvenne in pieno conflitto mondiale, nel 1944, e in quella circostanza fu addirittura uno straccivendolo a farle ritrovare e a riconsegnarle integre alle autorità, le quali, però, dopo l’ennesima sparizione di un esemplare, mai più ritrovato, nel 1979, si convinsero che fosse giunto il momento di salvaguardare le tartarughe, anche per la relativa facilità con cui potevano essere asportate dai malintenzionati.


I tre pezzi originali furono messi al sicuro nei Musei Capitolini e sulla fontana furono poste delle copie, quelle ancora oggi presenti, in tutto identiche alle originali.

(Fabrizio Falconi - Misteri e segreti dei rioni e dei quartieri di Roma)


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