Le Targhe di proprietà

aprile 16, 2021

Camminando per le strade e i vicoli dei rioni centrali è facilissimo imbattersi in curiosi e affascinanti documenti di pietra. Sono piccole targhe iscritte, affisse sopra i portoni d’ingresso degli edifici oppure all’altezza del primo piano, che in passato attestavano la proprietà degli immobili. Le più semplici riportano essenzialmente il nome e cognome del titolare, a segnalare l’appartenenza dello stabile a singoli individui e alle loro famiglie.


Altre, invece, accanto al testo per lo più in latino, recano incisi o scolpiti anche simboli e immagini dalla diversa tipologia. Sono questi i documenti più interessanti, dietro i quali si svela un mondo sconosciuto ai più. Si scopre, infatti, che alla varietà iconografica delle targhe corrisponde un gran numero di comunità religiose e laiche che grande importanza ebbero a Roma dal Medioevo fino a tutto l’Ottocento. Si trattava di entità molto diverse ed eterogenee quali chiese, monasteri, confraternite, ospedali, associazioni di categoria, comunità di stranieri, per i quali il “mattone” già costituiva una forma di investimento sebbene i proventi, derivati dalle locazioni degli immobili, fossero destinati soprattutto a finanziare opere caritatevoli, tra cui l’assistenza ai malati, il conforto ai carcerati, la sepoltura dei morti o a provvedere alla dote delle fanciulle da marito povere, dette altrimenti zitelle. Ebbene sì, in tempi non troppo lontani, vi era a Roma un assiduo e competitivo operato di solidarietà e un prolificare di soggetti praticanti. Come le confraternite, i cui emblemi impreziosiscono numerosi palazzi. Erano associazioni laiche, formate da volontari di sesso rigorosamente maschile, il cui statuto veniva approvato dal papa e prevedeva una o più missioni da compiere. I confratelli, che indossavano una specie di uniforme consistente in un saio e spesso un cappuccio di un determinato colore, avevano come propria sede una chiesa o un oratorio che, nei casi delle arciconfraternite (le confraternite maggiori) poteva anche essere appositamente edificata. L’arciconfraternita del Santissimo Salvatore al Sancta Sanctorum contava senza dubbio di un ingente patrimonio immobiliare, a giudicare dalla quantità di targhe sparse sui palazzi di diversi rioni.


Su quasi tutte compare l’emblema di Cristo tra due candelabri (per esempio in via dei Coronari 216, in via della Lungaretta 92 e in piazza Capranica 98) e un numero romano – tipico nelle targhe di proprietà – a indicare l’ordine con cui l’immobile era stato riportato nel registro catastale dell’associazione. Il più alto rilevato segna la cifra CCLII ovvero ben duecentocinquantadue!

Numerose e molto riconoscibili sono anche le targhe dell’Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto, votata come la precedente all’aiuto dei malati. Si distinguono per la presenza dell’immagine della Madonna col Bambino seduta su un trono dall’alto schienale e fiancheggiata da due rigogliosi cipressi.


Per vederle basta andare al rione Sant’Angelo in via dei Falegnami 17, a Monti in via Frangipane 24 o a Trastevere dove ve ne sono diverse: in via della Lungare 19, in via della Luce 28, in vicolo del Cedro 36, in via della Lungaretta 151-157. 




 

(Gabriella Serio - Curiosità e segreti di Roma)

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