Una serratura molto antica
marzo 14, 2022Dal Palatino fino ai piedi del
Campidoglio, sia che piova o che splenda il sole, il cuore pulsante della Roma
dei Cesari a modo suo non ha smesso di battere. Quasi a rievocare le antiche
processioni trionfali, ancora oggi un lungo corteo, non di generali vittoriosi
ma di infaticabili turisti, sfila imperterrito lungo la via Sacra, l’asse
stradale più importante e più antico del Foro Romano.
Vengono tutti qui per
ammirare il nostro patrimonio archeologico e l’interesse maggiore, di solito, è
rivolto verso quei monumenti che appaiono più appariscenti. Del resto, come non
rimanere estasiati di fronte all’imponenza degli archi di Tito e di Settimio
Severo, o perdersi nei meandri della casa delle Vestali, di recente riaperta al
pubblico dopo anni di chiusura?
Camminare nella grande aula della Curia, dove
una volta avvenivano le riunioni del Senato, è un’esperienza unica al mondo, come quella di poter ammirare da vicino i resti dei grandi templi dedicati alle
divinità pagane o alla memoria degli imperatori divinizzati. Proprio tra questi
ultimi ce n’è uno che si impone alla vista in particolare per il suo notevole
stato di conservazione. È il cosiddetto Tempio del Divo Romolo, che si erge sul
lato nord della via Sacra, nel punto in cui si sale per la Velia.
Anche se non
tutti gli studiosi sono d’accordo, esso viene in genere identificato come un
tempio consacrato non al mitico fondatore di Roma – come il nome lascerebbe
facilmente supporre – bensì a Romolo, il figlio dell’imperatore Massenzio,
morto giovanissimo nel 309 e subito divinizzato. È un suggestivo edificio
circolare – sul tipo del Pantheon – interamente costruito in mattoni e coperto
a cupola. Il portale bronzeo, incorniciato da due colonne di porfido, è quello
originale e riserva una curiosità di cui in pochi sono a conoscenza: la serratura,
costituita da un piccolo ed efficientissimo congegno meccanico. È incredibile,
ma nonostante siano passati più di diciassette secoli funziona ancora
perfettamente.
Spiegare a parole il suo complesso meccanismo è piuttosto
difficile. Così l’ha descritto Luciano Zeppegno qualche anno fa: “girando una
maniglia a forma di pera, si mette in movimento una ruota dentata che agisce
sugli ingranaggi di un catenaccio; e questo va a infilarsi nell’apposito foro
praticato nel battente di sinistra. Allora scende un paletto che si conficca in
un foro della soglia. La serratura si può azionare anche spingendo il battente
a mano e facendo cadere il saliscendi per forza di gravità; cosicché –
collocandosi nel suo alloggiamento – la caduta provoca giri della ruota dentata
che sistema il catenaccio nell’altro battente.” Purtroppo, oggi non è più
possibile verificarlo di persona perché il prezioso cimelio è accuratamente
protetto. Ma i custodi che lavorano al Foro Romano assicurano: la serratura
funziona eccome!
(Gabriella Serio – Curiosità e
segreti di Roma)
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