La Casa dei Crescenzi

maggio 28, 2020

La Casa dei Crescenzi in primo piano, a seguire il Tempio di Portuno e, sullo sfondo, la Chiesa di Santa Maria in Cosmedin
Ciò che rende speciale Roma è la sua straordinaria ricchezza. Dalla preistoria a Calatrava, 2773 anni di storia sono rappresentati, che si tratti dei frammenti ceramici di Sant'Omobono o delle nuove torri Eurosky e Europarco all’EUR, ogni epoca storica ha lasciato nel tessuto la sua traccia.
Le due torri dell'EUR (foto internet)
E ogni traccia ci ricorda quanto Roma sia cambiata nei secoli. Sarebbe bello un giorno avere un diverso plastico (o una ricostruzione computerizzata in 3D) per ogni diversa epoca, a ideale continuazione dei due meravigliosi esemplari del Museo della Civiltà Romana, (se solo fosse possibile visitarlo!). Se c’è infatti un abisso tra l’agglomerato di capanne della Roma dei Tarquini e la grande Roma di marmo di Costantino, immaginate come dovesse apparire la Roma delle Torri del Medioevo, la Roma dei Papi tornati da Avignone, con le grandi basiliche e le nuove strade per i pellegrini, la Roma di Mussolini con i suoi sventramenti e le borgate che iniziavano a divorare il verde delle campagne.
Il Quartiere Alessandrino prima dell'apertura di Via dell'Impero (oggi Via dei Fori Imperiali) (foto di Roma Sparita)
Ad essere più colpita da quest’ultimi fu la Roma Medievale, vista, purtroppo, fino alla metà del secolo scorso, come una superfetazione di scarso valore artistico infestante le nobili strutture antiche. La Roma Antica era il giardino e la Roma Medioevale la sua gramigna da estirpare. È così che, per liberare le vestigia della Roma dei Cesari, si sono distrutti interi quartieri della Roma dei Crescenzi e dei Frangipane. Un esempio ne è la realizzazione della via del Mare, concepita come prosecuzione di via dell’Impero, chilometrica arteria creata per congiungere Roma al suo litorale.
Lavori per la realizzazione della Via del Mare (oggi via del Teatro di Marcello) (foto di Roma sparita)
I cosiddetti lavori di “liberazione” hanno cancellato uno degli angoli più caratteristici della città, quella piazza Montanara immortalata in stampe e cartoline d’epoca.
Piazza Montanara (foto Roma sparita)
Restano però, ai due lati della strada, oggi via del Teatro di Marcello, due case, piccoli simulacri della Roma baronale: la casa dei Crescenzi e quella dei Pierleoni.
La Casa dei Pierleoni
La prima, argomento dell'articolo, è uno degli edifici più curiosi della città, un acquerello che rappresenta Roma sparita, sotto gli occhi di tutti, ma poco notato. Si trova accanto al palazzo dell’Anagrafe, dalla parte prospiciente la Bocca della Verità.
La casa dei Crescenzi 
Quella dei Crescenzi era una potentissima famiglia che ha avuto fra i suoi membri due papi: Giovanni XIII e Silvestro III. Di tanto potere, però, oggi restano poche vestigia, alle spalle del Ponte Rotto: solo una parte di quella che era la torre, risalente al XII secolo, dalla quale i Crescenzi controllavano il fiume e parte della città. È conosciuta anche come “casa di Cola di Rienzo” o “Casa di Pilato”. In realtà, nessuno dei due personaggi ha mai alloggiato in quell'edificio. Il popolo, oltre alla proverbiale saggezza, ha anche una buona dose di creatività. In questa casa si usava rappresentare il palazzo imperiale di Ponzio Pilato, durante lo svolgimento della Via Crucis, mentre un’iscrizione, ben leggibile sul portale d’ingresso, cita il nome di Niccolò di Crescenzio, che la gente ha corrotto erroneamente in Cola di Rienzo, sia per assonanza, sia perché il tribuno romano era originario del rione Regola, non distante da qui.
La casa dei Crescenzi - facciata
La struttura originaria, conservata ormai solo fino al primo piano, è realizzata con materiali di reimpiego, tra i quali di particolare rilievo sono le mensole con immagini di vittorie e geni alati. In facciata e sul lato che dà verso il tempio di Portuno, delle iscrizioni ricordano Nicolao.
La casa dei Crescenzi - architrave con incisione
In particolare, la scritta sull'architrave flesso che sormonta la porta principale recita così:

"Nicolò, di cui è questa casa, non fu ignaro che la gloria del mondo non ha nessuna importanza di per sé: non fu la vanagloria a spingerlo a costruire questa casa, ma il desiderio di rinnovare l’antico decoro di Roma. Nelle belle case siate memori dei sepolcri e state certi, per Dio, che lì non resterete a lungo. La morte viene sulle ali; per nessuno la vita è eterna, la nostra permanenza è breve e il suo stesso corso è lieve. Se pure tu fuggissi il vento, se pure tu chiudessi cento porte, se tu comandassi mille scorte, non ti coricheresti senza la morte. Se pure ti chiudessi in un castello alto fino alle stelle, proprio là essa suole strappare anche più velocemente chiunque lei voglia. Sorge verso le stelle la casa sublime, la cui mole il grande Nicola, primo fra i primi, eresse dalle fondamenta, per rinnovare il decoro dei padri. Del padre il nome è Crescenzo, della madre Teodora. Questa mole illustre eretta per il caro figlio, il padre che l’innalzò a Davide l’attribuì."
Il Tempio di Portuno a sinistra e la Casa dei Crescenzi a destra
Oltre a dichiarare apertamente nomi e cognomi dei legittimi proprietari del bel palazzo, la logorroica iscrizione è un invito a riflettere sulla caducità della vita e l’impossibilità di sfuggire alla morte. La torre crollò nel 1312, ma l’edificio continuò a essere abitato fino al Quattrocento, quando divenne prima un fienile e poi fu definitivamente abbandonato. Restaurata nel 1939, è proprietà del Comune ed ospita il "Centro di Studi per la Storia dell’Architettura".


(Claudio Colajacomo - I love Roma)
(Flavia Calisti - La storia di Roma in 100 luoghi memorabili)

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