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Il 15 agosto segna il culmine dell’estate, una giornata dove la scampagnata, la gita al mare e il pranzo con gli amici sono una consuetudine, quasi un dovere. La festa nasce totalmente pagana, pochi anni prima della nascita di Cristo, a Roma, sotto l’imperatore Augusto.


Il nome deriva, infatti, dal latino Feriae Augusti, poi corrotto in Ferragosto. Era il riposo dell’imperatore, una festa per il popolo celebrata con giochi, grosse mangiate e lo scambio di auguri e piccoli doni tra i lavoratori e i loro padroni. Parte di quelle tradizioni sono sopravvissute in tutta Italia con una grande varietà di forme e usanze locali, che includono gare di animali in numerose versioni del palio, processioni e tradizioni culinarie.

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Durante il Ventennio, Mussolini contribuì a consolidare la tradizione popolare istituendo i “treni popolari di ferragosto”, che con una spesa minima permettevano a chiunque di affrontare brevi viaggi alla scoperta dell’Italia. Tutto incluso, eccetto i pasti, che la gente si portava da casa. Una trovata propagandistica molto apprezzata, che si riverbera ancora nelle vacanze-lampo di metà agosto con al seguito l’immancabile fagotto.

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A Roma la vicinanza del mare favorisce l’esodo: la città si svuota, la gente, almeno per una giornata, si gode mare e sole o la frescura in campagna. Si allestiscono grandi tavolate, ognuno porta una pietanza, tra le quali non può mancare il pollo con i peperoni, le lasagne e persino i fegatelli. Un pasto non proprio leggero, specialmente se consumato nella calura della spiaggia!

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La chiesa cattolica quel giorno celebra l’assunzione di Maria, un dogma piuttosto recente, istituzionalizzato solo nel 1950. Forse per questo motivo il carattere della tradizione è quasi interamente pagano e popolare, fatta eccezione per le processioni mariane, alcune delle quali si tengono nelle località del litorale, con suggestivi cortei di barche, gommoni e pattìni.

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(Claudio Colajacomo - I love Roma)