Le Mura Aureliane: Porta Pretoriana e Porta Clausa

dicembre 21, 2020



Abbiamo appena lasciato alle spalle la porta Nomentana, descritta nel post precedente, e poco dopo aver passato piazza della Croce Rossa, inizia il lungo muro di Castro Pretorio, nome che per noi oggi indica la fermata della metropolitana che scende davanti alla Biblioteca Nazionale. Nella prima metà del I secolo, però, era l’accampamento militare permanente della guardia pretoriana, le guardie del corpo dell’imperatore, fatto costruire da Tiberio nell’anno 20.
  

Un recinto rettangolare, costruito come un classico accampamento romano, era difeso da mura e tagliato da due strade ortogonali, che si incrociavano al centro: il Cardine e il Decumano e fuoriuscivano dalle mura attraverso quattro porte simmetriche. All’epoca della costruzione delle mura Aureliane, l’accampamento venne inglobato nelle fortificazioni, chiudendo due delle quattro porte d’accesso, tra cui la Praetoria, e aggiungendo la merlatura sulla sommità. Massenzio, poi, fece addossare al muro alcune torri quadrate di cui ne restano solo due.


Quando Costantino sciolse il corpo dei Pretoriani, la zona cambiò più volte destinazione. Seguendo il percorso delle mura su viale del Policlinico, vado alla ricerca dei segni di chiusura della porta Praetoria, e la individuo nel punto di inizio del sottopassaggio (foto di copertina). I resti si confondono nella trama dei mattoni e un poco più avanti c’è una cappelletta ricavata tra due contrafforti e dedicata alla Madonna del Divino Amore. Questo muro un tempo era letteralmente ricoperto dagli ex voto e lo si vede bene nel famoso film “Vacanze romane”. Oggi è rimasta solo la cappella.


Porta Pretoria non era quindi una porta delle mura; lo è stata, invece, Porta Clausa, anche questa probabile porta di entrata al Castro Pretorio. Le mura seguono lungo il Viale del Policlinico e voltano a destra poco prima di arrivare a Viale dell'Università, facendo da confine tra la Biblioteca Nazionale e varie proprietà private, all'interno delle quali si trova, proprio a ridosso di viale Castro Petrorio, la Porta Clausa. Venne murata in epoca imprecisata, comunque molto presto (da qui il nome) e fra tutte le porte chiuse, la Clausa è quella che conserva un fascino maggiore, dovuto al fatto che se ne sta, praticamente nascosta, mezza sotterrata, dimenticata da tutti, dal momento della chiusura, quasi duemila anni fa e non è visibile, se non entrando in una delle suddette proprietà private recintate. All’inizio del V secolo è restaurata da Onorio e le caratteristiche architettoniche che appaiono oggi risalgono appunto a quell’intervento; ad un unico fornice, ricoperta in travertino, l’arco misura esternamente 8,60 m di larghezza, con 4,13 m di luce interna, con chiusura a saracinesca. Era sormontata da una camera di manovra, della quale sono ancora visibili cinque finestre ad arcata. Io non l’ho potuta vedere e quella che vi allego è una foto presa da Internet.



    

(Claudio Colajacomo - Il giro di Roma in 501 luoghi)
(Sabrina Ramacci - 1001 cose da vedere a Roma)
(Giulia Fiore Coltellacci - 365 giornate indimenticabili da vivere a Roma)

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