Il Sepolcro degli Scipioni
luglio 22, 2021Sul tratto urbano della via Appia
Antica, all'interno delle Mura Aureliane, in quella che ora è
Via di San Sebastiano, fu scoperto, casualmente, nel 1780, da due fratelli
intenti a lavorare nella loro vigna, il Sepolcro degli Scipioni.
Un tempo si
studiavano a scuola le gesta dei grandi uomini della Storia antica, oggi più
nessuno sa chi sia Attilio Regolo o Menenio Agrippa, e in pochi sanno chi sia
stato a sconfiggere Annibale: Scipione l’Africano. Gli Scipioni erano un
illustre famiglia i cui membri avevano ricoperto importanti incarichi pubblici
sin dagli inizi del V secolo a.C. Il capo stipite, Lucio Cornelio Scipione
Barbato, fu console nel 289 a.C. e fu lui a volere la costruzione di un
sepolcro monumentale che contesse le spoglie della famiglia.
Scavato nel tufo
stesso della collina, presenta una pianta quadrata, attraversata da quattro
gallerie. In fondo alla galleria centrale è collocato il suo sarcofago,
elegantemente decorato da un fregio dorico, con triglifi e metope abbellite da
rosette tutte diverse tra loro e iscrizioni. Ovviamente è una copia perché tutti
gli originali sono stati portati ai Musei Vaticani.
In tutto vi erano circa 30
sepolture, ma, sorprendentemente, non vi sono le due che ci aspetteremmo di
trovare: quelle, cioè, dei due rappresentanti più noti, Publio Cornelio Scipione
l’Africano e il fratello Lucio Cornelio Scipione l’Asiatico.
Il primo fu colui
che sconfisse Annibale nella famosa battaglia di Zama, dove, con un incredibile
stratagemma, riuscì ad accerchiare ben 80 elefanti che stavano attaccando le
prime linee romane: ad un suo ordine, le linee si aprirono, creando dei
corridoi, nei quali i pachidermi si infilarono, lasciando scoperti i fianchi e
soccombendo in una tremenda carneficina. Fu questa vittoria in terra africana, il
motivo per cui fu detto l’Africano.
Il fratello, Lucio Cornelio fu, invece, detto l’Asiatico in seguito alla conquista dell’Asia Minore. Tornati a Roma però, i due fratelli si trovarono a dover rispondere alle pesanti accuse rivolte loro da Catone. Questi li accusava di essersi intascati parte dei soldi dovuti da Antioco a Roma, quale risarcimento delle spese di guerra. Sdegnato dalle accuse, pur essendo assolto per acclamazione, Publio si auto esiliò nella sua villa a Liternum, oggi Lago Patria, presso Villa Literno, e non ritornò mai più a Roma. Sulla sua tomba volle il seguente epitaffio: “ingrata patria, non avrai le mie ossa”. Morì nel 183 a.C., nello stesso anno in cui morì anche il suo acerrimo nemico, Annibale, suicida presso una località sul Mar di Marmara. Queste informazioni le ho tratte da “Alla scoperta dei segreti perduti di Roma” di Flavia Calisti e vorrei terminare con un passo del libro: “Ricordatevi di questa storia quando visiterete il sepolcro della famiglia, sentirete allora il peso di quell'assenza, morettianamente parlando, un macigno sulle coscienze di coloro che ancora si vantano di essersi “cinti la testa” con il suo elmo”.
Nell’area archeologica, oltre al sepolcro degli Scipioni, troviamo anche un colombario affrescato e appena restaurato;
a ridosso della collina, e sopra il sepolcro, in età imperiale venne costruito un alto edificio, forse di abitazione, conservato per un’altezza di tre piani e rimasto in vista fino ad oggi, riutilizzato come casale. A fianco di esso è un edificio sepolcrale di epoca tarda, nel quale si apre anche l’ingresso ad una piccola catacomba scavata nel tufo. (foto di copertina)
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