Il Crocefisso di San Marcello

gennaio 27, 2020


La chiesa di San Marcello nasconde una stranezza in parte miracolosa e allo stesso tempo lugubre. All'interno è custodito un bel crocefisso di legno scuro del XIV secolo, attribuito ad un artista anonimo. È considerata l’opera che, a Roma, rappresenta in modo più realistico la morte di Gesù. Tale realismo fu presto oggetto di dicerie e storie, tramandate dal popolo fino ai nostri giorni. Si pensava, infatti, che l’artista, per rendere più veritiera la creazione, avesse ucciso un povero carbonaio nel sonno e catturata l’agonia del trapasso, disegnandone le espressioni, utilizzate poi come modelli per la scultura. Il racconto risulta, con molta probabilità, falso e si mostra arricchito dalla spettacolarità macabra, tipica delle leggende. Ad ogni modo, il crocefisso va visto dal vivo, per rendersi conto di quanto sembrino vere le espressioni di sofferenza e morte. Al crocefisso sono attribuiti diversi miracoli, il più rilevante è quello che avvenne durante i giorni della grande pestilenza del XVI secolo. Era il 1522 quando il crocefisso fu portato in processione per tutti i rioni della città. Il percorso del corteo durò due settimane, perché dai primi istanti fuori dalla chiesa, la gente iniziò a guarire e la peste a regredire. Ci fu gran clamore e ogni rione voleva prolungare la durata della processione e farla passare per le proprie strade. Ma un giorno, miracolosamente, l’epidemia ebbe fine, nonostante la grande quantità di gente riversate in piazza, che avrebbe potuto far aumentare il contagio.




(Claudio Colaiacomo – Il giro di Roma in 501 luoghi)

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