Porta Settimiana

gennaio 08, 2021


Nel cuore di Trastevere, all’inizio di via della Lungara, si erge Porta Settimiana, una delle tre aperture che caratterizzano le Mura Aureliane sulla sponda destra del Tevere. Arrivarono a chiamarla anche Porta sotto Giano, vista la vicinanza al colle del Gianicolo, nell’estremo tentativo dei romani di forzare la cacofonia delle parole antiche fino ai loro limiti, più comode da pronunciare o da ricordare. Si ritiene che in origine fosse un arco decorativo che portava agli Horti Gatae, i giardini di Geta, figlio di Settimio Severo e fratello di Caracalla.


La Porta Settimiana rappresentava, allora, il passaggio dalla città alla campagna, la promessa di una passeggiata sulle rive del Tevere, l’aria pulita degli Horti imperiali e il riposo dalle fatiche della politica romana. Solo molto più tardi, in un’epoca in cui, in città, era la famiglia dei Borgia a comandare ovunque, papa Alessandro VI la volle munita di merli e ben rafforzata, come doveva essere un varco importante nella lunga cinta muraria che doveva proteggere la Città Eterna dagli attacchi nemici.


Da lì, in più, il pontefice creò una strada, via Recta, che avrebbe condotto i pellegrini provenienti dal porto di Ripa Grande, verso la Basilica di San Pietro. Alla Via Recta, poi diventata via della Lungara, pensò anche il suo successore, Giulio II, che la inserì in un progetto urbanistico (mai realizzato) insieme ad altre strade considerate assai importanti per Roma. Dal Seicento inoltrato, la porta diventa inutile, per la sicurezza della città, soppiantata dalla costruzione delle Mura Gianicolensi, da parte di Urbano VIII Barberini: nient’altro che un affascinante angolo di un rione popolare già affascinante di suo. Non appena varcato il fornice imponente di Porta Settimiana, ci si ritrova in un’altra dimensione. Certo lontanissima l’immagine rustica di quando i primi aristocratici si attestarono su via Recta, ma la Lungara conserva ancora due ville nobiliari di prima grandezza: la Farnesina, ex residenza del banchiere Agostino Chigi, e Villa Riario-Corsini, nei cui saloni soggiornò per lunghi periodi la regina Cristina di Svezia. Con Porta Settimiana finisce la descrizione delle porte lungo le Mura Aureliane. Infatti, non resta più nulla del tratto che correva lungo la riva sinistra del fiume, che iniziando approssimativamente da ponte Sisto, costeggiava il fiume fino all’altezza di Ponte Elio (Ponte Sant’Angelo) dove si apriva la Porta Cornelia o Porta S. Pietro,


proseguiva fino all’altezza di ponte Regina Margherita, dove piegava bruscamente ad est per congiungersi con la porta Flaminia, dalla quale è iniziata la nostra descrizione.


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(Sabrina Raracci – 1001 cose da fare a Roma)
(Ilaria Beltramme – 101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita)
(www.romasegreta.it)

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