La Domus sotto Villa Farnesina

marzo 30, 2022

Cubicolo B
Ho sempre adorato Villa Farnesina, una delle più belle ville rinascimentali, progettata nel Cinquecento da Baldassarre Peruzzi e affrescata dai migliori pittori del periodo, uno su tutti, Raffaello e la sua scuola. Ma forse non tutti sanno che sotto una parte del giardino della villa, durante i lavori di scavo per la realizzazione dei muraglioni del Tevere, nel 1879, si sono avuti ritrovamenti archeologici che hanno portato alla scoperta dei resti di una lussuosa casa privata di epoca augustea, ricca di splendidi affreschi, mosaici ed eleganti stucchi che oggi sono conservati al Museo Nazionale romano di Palazzo Massimo alle Terme, vicinissimo alla Stazione Termini.


All’epoca della scoperta non erano ancora venute alla luce l’Aula Isiaca e le case di Augusto e Livia sul Palatino, per questo non fu possibile identificare con certezza il proprietario della villa. Ma doveva trattarsi sicuramente di un personaggio facoltoso e ricco, vista la quantità e la qualità delle decorazioni, realizzate da maestranze competenti; la successiva scoperta degli edifici augustei sul Palatino, confrontati anche con quelli della Villa di Livia a Prima Porta, ci porta a supporre che il proprietario della “Casa alla Farnesina”, fosse un esponente della cerchia dell’imperatore. Il più probabile potrebbe essere Marco Vispanio Agrippa, genero di Augusto, che in quella zona aveva altre proprietà, tanto che fece costruire un ponte, il pons Agrippae, (sul luogo dell’attuale Ponte Sisto) per collegarle con l’area di Campo Marzio.

(Di shakko - Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3113254)
Probabilmente la villa fu costruita nel 29 a.C. dopo la vittoria di Azio. Quello che colpisce della Villa romana sono i colori vivaci e brillanti degli affreschi che decoravano i vari cubicola, ossia le stanze di cui la villa era composta. Nel Museo Nazionale Romano, nel quale sono conservati, si è cercato di ricreare, la stessa sequenza degli ambienti, ricostruendo le stanze nelle dimensioni originarie.

Criptoportico
Percorrendo il lungo cripotoportico si arrivava al giardino sul quale affacciavano il triclinio invernale e due cubicoli dalle pareti rosso cinabro. Il cubicolo B ha delle pitture molto ben conservate. Strutture architettoniche dipinte in prospettiva, fanno da cornice a riproduzioni di quadri, che ricreano un’atmosfera tipica da pinacoteca. Sulla parete a sinistra, in una finta edicola, è raffigurata “la toletta di Afrodite”,


mentre sulla parete di fondo, troviamo “l’infanzia di Dioniso, tra le ninfe del monte Nisa”. Altri quadretti, infine, mostrano scene di interni e coppie di amanti. Come il B, anche il cubicolo D presenta una decorazione fastosa e una predominanza del colore rosso cinabro. Nella parete di fondo tre donne impegnate in una cerimonia sacrificale in un santuario campestre, mentre sulle pareti dell’anticamera si notano scene di intimità tra amanti e ulteriori quadretti che rappresentano principalmente il mondo femminile. Molti dettagli rappresentati offrono preziose informazioni sull’ambiente domestico.


A questo cubicolo è stato possibile attribuire anche un lacerto di pavimento a mosaico geometrico bianco e nero, grazie agli acquerelli realizzati al momento della scoperta. I due cubicola B e D, affacciavano su uno spazio rettangolare a cielo aperto, il Viridarium, (L) un vero e proprio Hortus conclusus, dove il giardino dipinto sulle pareti era quasi un ampliamento della natura presente nel giardino reale, cosa che, secoli dopo, ripropose Raffaello nella Loggia di Amore e Psiche di Villa Farnesina. La parete meridionale era decorata con i pannelli esposti nel Museo, che raffigurano strutture a graticcio immerse in una vegetazione fitta, fontane zampillanti e un sedile in marmo.


L’effetto scenografico, simile a quello della villa di Livia a Prima Porta, di epoca leggermente precedente, era quello di riposare in una stanza immaginando, con l’aiuto delle pareti affrescate, di giacere in mezzo ad un rigoglioso giardino, pieno di piante fiori e uccellini.

Giardino di Livia dalla Villa di Prima Porta
Tra le stanze della casa troviamo anche una grande sala decorata con pitture a sfondo nero: il Triclinio (C). La sala da banchetti accoglieva una mensa al centro e tre letti sui quali si adagiavano i commensali. Il colore nero e il fatto che era esposta a sud fa pensare ad un uso invernale, secondo, infatti, l’architetto Vitruvio il nero era un colore in grado di assorbire il calore, per cui fortemente consigliato per assicurare agli ambienti una temperatura confortevole durante la stagione fredda.


Inoltre, un altro vantaggio del nero era quello di resistere meglio al fumo del focolare e alla fuliggine delle lampade. La decorazione alle pareti è scandita da esili colonne che sorreggono festoni di edera, mentre i capitelli sono sormontati da figure femminili (cariatidi).  Anche in questa sala è possibile attribuire, pure se non nella disposizione originale, parti della sua pavimentazione a mosaico policromo con meandri geometrici.


Le due ali della villa erano raccordate tra loro da un corridoio coperto con un tratto rettilineo (F) e uno curvilineo (G) che seguiva la forma dell’esedra centrale.


La parete è scandita da esili colonne che sorreggono con il capitello figure femminili che, a loro volta, sostengono le colonne dell’attico. Sulla parte superiore quadretti rappresentano nature morte alternate a paesaggi idealizzati, popolati da contadini, pescatori e pastori.


(Giulia Fiore Coltellacci – I luoghi e le storie più strane di Roma)
(claudiaviggiani.com)
(romanoimpero.com)
(pannelli descrittivi del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo)

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