La Lupa Capitolina: forse un falso medievale

maggio 20, 2020


La Lupa capitolina è da sempre il simbolo di Roma. Conservata nella sala dei Musei capitolini, che oggi porta il suo nome, rappresenta il reperto forse più celebre e certamente più caro ai romani. Secondo la tradizione, l’opera sarebbe di origine etrusca e risalirebbe addirittura al V secolo a. C., ma questa datazione è stata oggetto di controversie da parte degli studiosi. Le prime notizie giunte a noi – ma la leggenda e le fonti più antiche parlano addirittura di due statue, una al Campidoglio e l’altra al lupercale – risalgono al 900 d. C., quando una statua bronzea (ma non era probabilmente quella che vediamo oggi) era conservata al Laterano. La Lupa capitolina poi venne attestata fino al 1471 nella chiesa di San Teodoro, dietro al Circo Massimo, fino a quando papa Sisto IV la fece trasferire al Campidoglio.


Ma, nella confusione delle fonti, è stato finora difficile stabilire quando la Lupa che oggi vediamo e conosciamo fece la sua comparsa come simbolo cittadino e rappresentazione archetipica del mito della fondazione di Roma, che da tempo immemorabile raccontava di come proprio questo animale si fosse occupato di sfamare i gemelli Romolo e Remo, abbandonati in una cesta nelle acque del Tevere dal perfido zio Amulio.


Il dibattito, anche molto acceso, dura da decenni, da Winckelmann in poi, ma negli ultimi tempi ha trovato nuovi straordinari elementi di conoscenza, grazie a moderne tecniche di indagine. In particolare, si è scoperto che l’aggiunta dei due gemelli – Romolo e Remo, accovacciati tra le zampe posteriori dell’animale – è recente (esattamente risale alla fine del Quattrocento, probabilmente per opera di Antonio del Pollaiolo). Oggi uno studio approfondito ha permesso di stabilire che il bronzo fu realizzato tra il 1021 e il 1153 d.C., con un grado di attendibilità, stabilita dai referti, che si attesterebbe oltre il 95%. I rilievi sono stati condotti con moderne strumentazioni, attraverso le analisi con il radiocarbonio, su numerosi campioni di resti vegetali estratti dalle terre di fusione utilizzate per la statua, che hanno permesso di circoscrivere la data della fusione del bronzo a un intervallo che esclude il periodo etrusco e indica con maggiore probabilità un’età tardo medievale. In particolare, secondo gli studiosi la Lupa è una copia medievale di un originale più antico etrusco-italico, eseguito con una tecnica indiretta a calco.


Le prove sarebbero i numerosi ritocchi eseguiti in cera lungo le zone di contatto delle valve negative e la realizzazione ex novo della coda che era andata perduta nell'originale. Gli esami hanno poi permesso di accertare che la Lupa ha una stretta familiarità con la Sardegna: per crearla fu utilizzato il rame della miniera algherese di Calabona, come dimostrano i risultati delle analisi del rapporto isotopico del piombo eseguite nei laboratori di Oxford.

Miniera di Cala Bona - Alghero (foto Sardegnaabbandonata.it)




(Fabrizio Falconi - Misteri e segreti dei rioni e dei quartieri di Roma)

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