Il ponte di ferro e l'eccidio di dieci donne

aprile 07, 2021

Il ponte di ferro è lo storico collegamento tra il quartiere Portuense e quello Ostiense. Un pezzetto di Roma dal sapore industriale. Siamo, infatti, nella zona del Gasometro, dei capannoni e delle ex fabbriche.


Il ponte sembra inserirsi perfettamente nell’ambiente, anche se realizzato non in seguito all’espansione delle attività industriali della zona, ma come ponte ferroviario per collegare la stazione Termini con Civitavecchia. Fu completato nel 1863, battezzato con il nome di ponte San Paolo sotto il pontificato di Pio IX. Nel 1910 fu convertito in ponte carrabile, dopo l’apertura del ponte ferroviario più a monte. È uno dei pochissimi ponti di Roma costruito dai papi. La maggior parte dei collegamenti sul Tevere, infatti, è di origine imperiale, oppure realizzata dopo l’annessione di Roma all’Italia. Solo il ponte dell’Industria e ponte Sisto, sono di diretta progettazione e costruzione dello Stato pontificio. Ponte San Paolo è a doppio senso di marcia, nonostante sia strettissimo. Sogno evidente di un ponte ferroviario a unico binario. Osservando le capriate di ferro, si può scoprire un segreto. Impresa non facilissima poiché il lungotevere non arriva fin qui. È più semplice spostarsi sotto la sponda destra del Tevere, lungo la pista ciclabile. Da questa posizione, si nota come il ponte sia in realtà composto da due identici ponti, uno sulla sponda destra e uno sulla sponda sinistra, collegati al centro da una passerella mobile. Furono costruiti in Inghilterra e assemblati in loco, tra lo stupore generale. Un ponte levatoio, unico superstite a Roma! La parte centrale poteva essere sollevata per permettere il passaggio degli alberi delle navi in transito.


Una lapide, procedendo da via del Porto Fluviale verso via Pacinotti, è visibile sul ciglio destro della strada, appena prima di imboccare il ponte: su di essa una targa bronzea raffigura dieci volti femminili e, sotto, una scritta recita “In ricordo delle dieci donne uccise dai nazifascisti il 7 aprile 1944 S.P.Q.R. 7 – 9 – 1997”. Il contesto è quello di una Roma stremata dalla fame: a seguito dell’attentato di via Rasella, oltre alla rappresaglia con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, i nazisti reagiscono anche con la diminuzione della razione giornaliera di pane da 150 a 100 grammi. Sono le donne le prime a protestare e così racconta la storia nelle sue memorie, Carla Capponi, partigiana e politica italiana, Medaglia d’oro al valore militare: “Le donne dei quartieri Ostiense, Portuense e Garbatella avevano scoperto che il forno panificava pane bianco e aveva grossi depositi di farina.


Decisero di assaltare il deposito che apparentemente non sembrava presidiato dalle truppe tedesche. Il direttore del forno, forse d'accordo con quelle disperate o per evitare danni ai macchinari, lasciò che entrassero e si impossessassero di piccoli quantitativi di pane e farina. Qualcuno invece chiamò la polizia tedesca, e molti soldati della Wehrmacht giunsero quando le donne erano ancora sul posto con il loro bottino di pane e farina. Alla vista dei soldati nazisti cercarono di fuggire, ma quelli bloccarono il ponte mentre altri si disposero sulla strada: strette tra i due blocchi, le donne si videro senza scampo e qualcuna fuggì lungo il fiume scendendo sull'argine, mentre altre lasciarono cadere a terra il loro bottino e si arresero urlando e implorando. Ne catturarono dieci, le disposero contro la ringhiera del ponte, il viso rivolto al fiume sotto di loro. Si era fatto silenzio, si udivano solo gli ordini secchi del caporale che preparava l'eccidio. Qualcuna pregava, ma non osavano voltarsi a guardare gli aguzzini, che le tennero in attesa fino a quando non riuscirono ad allontanare le altre e a far chiudere le finestre di una casetta costruita al limite del ponte. Alcuni tedeschi si posero dietro le donne, poi le abbatterono con mossa repentina "come si ammazzano le bestie al macello": così mi avrebbe detto una compagna della Garbatella tanti anni dopo, quando volli che una lapide le ricordasse sul luogo del loro martirio.


Le dieci donne furono lasciate a terra tra le pagnotte abbandonate e la farina intrisa di sangue. Il ponte fu presidiato per tutto il giorno, impedendo che i cadaveri venissero rimossi; durante la notte furono trasportati all'obitorio dove avvenne la triste cerimonia del riconoscimento da parte dei parenti”.

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(Claudio Colajacomo - Il giro di Roma in 501 luoghi)
(Carla Capponi - Con cuore di donna)

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4 commenti

  1. grazie Paola ,molto interessante, un abbraccio zia!!

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    1. Zia?? ma dici a me? il tuo nick è sconosciuto.. chi sei?

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  2. Bellissimo e molto interessante, andrò a cercare antrambi!!! Grazie!

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